La costante evoluzione che ha contraddistinto la proposta degli americani
In Human Form di album in album trova nel nuovo capitolo, semplicemente intitolato
"III", una ulteriore conferma e, in qualche modo, una sorta di quadratura del cerchio.
Se nelle uscite precedenti la musica dei nostri poteva essere classificata come progressive black metal, al netto delle molteplici influenze che comunque ne caratterizzavano il risultato finale, oggi, con il nuovo album, si fa fatica a parlare di black metal e si entra in una dimensione sempre estrema ma votata ad uno sperimentalismo di elevato spessore musicale e mai fine a se stesso come, spesso, capita a quei gruppi che un giorno si accorgono di essere diventati davvero bravi con i propri strumenti.
Gli
In Human Form, invece, pur componendo brani di diciassette e ventuno minuti, più un terzo, dolcissimo e sognante, di "soli" sette, non indugiano mai nell'onanismo musicale e ci offrono, invece, una incredibile miscela sonora, mai noiosa, nella quale l'unica costante è la pulsione "progressive" che anima il tutto, mentre, per il resto, ci troviamo al cospetto di un puzzle multiforme fatto di Avantgarde (di stampo jazz direi), di spunti melodici dai contorni epici, di vocals aspre e schizzate, di intrecci di chitarra di fattura squisita sia in fase di riffing che nei magnifici assolo, di costanti cambi di tempo e di registro, di uso mirato e molto efficace del sax, il tutto supportato da una tecnica strumentale di primissimo livello e da una non troppo celata passione per i Death del compianto Chuck (il monicker dei nostri parla chiaro) il cui spirito, sia pure in ambiti diversi, aleggia su
"III" rendendolo anche più speciale di quanto già non lo sia.
Appare evidente che una musica del genere, così ricca di umori ed influenze tanto diversi, debba essere ascoltata con molta attenzione, e ripetutamente, per poterne cogliere ogni inflessione ed ogni segreto, ma vi garantisco che, alla fine, non si tratterà mai di un ascolto troppo "difficile" perché, e qui c'è a mio avviso il più grande pregio degli
In Human Form, i brani, sebbene complessi ed in costante divenire, ti rimangono immediatamente in testa in quanto sorretti da un songwriting ispiratissimo ed accessibile nella sua multiformità.
Insomma,
"III" è una sorta di vortice sonoro che può mettere d'accordo palati musicali anche molto distanti, motivo per il quale il suo ascolto debba considerarsi obbligatorio per tutti gli amanti della musica di qualità e senza confini.
Ancora una volta i miei complimenti vanno alla
I, Voidhanger Records che continua a regalarci perle come questo strabiliante
"III".
Adesso andate, per piacere, a comprarne una copia.
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