Ragioniamo, se possibile. 38 schegge grindcore folli e allucinate per poco più di 33 minuti tutti d’un fiato, senza nemmeno il classico intervallo di un paio di secondi tra un pezzo e l’altro. Se la matematica non è un opinione in media un pezzo dura meno di un minuto ovvero 52,64 secondi, per la precisione. Se aggiungete che l’ultima track dura più di 5 minuti ecco che la media si abbassa ulteriormente. Signore e signori si torna ai bei tempi dei primi anni ’90 quando il grindcore imperversava sotto la bandiera della mitica Earache records con i vari
Napalm Death,
Carcass,
Terrorizer e compagnia bella. E gli
Agoraphobic Nosebleed dichiarano apertamente di rifarsi ai fasti di quella scena e della succitata etichetta.
Giunti alla quarta release ufficiale (compresi un mini e un album uscito su Hydra Head) i nostri si spingono ancora oltre la barriera del politically uncorrect rasentando talvolta il cattivo gusto. E non parlo di visioni splattergore o anthems sociali (i due lati più famosi del grind, insomma
Napalm Death vs
Carcass per intenderci) ma semplicemente se la prendono un po’ con tutti a cominciare dagli omosessuali, passando per le puttane e finendo per i malati di Aids, i negri, i tossici e la chiesa con la mitica cover dei
Nuclear Assault “
Hang The Pope”. Leggendo i testi o ci si arma di una buona dose di ironia o ci si fa un bel trapianto di fegato causa copioso travaso di bile da incazzatura atomica. I fans degli
Anal Cunt sono avvantaggiati in questo e in entrambi i casi gli
Agoraphobic Nosebleed avranno raggiunto il loro obiettivo.
Questo è un disco per chi non ha paura di sporcarsi le mani. Sporcarsi le mani…uhm…in “
Built To Grind” potrete sentire: “
I don’t fuck bitches anymore; I make them watch me massage myself till I cum in my hand.”. E vi risparmio il seguito…
Tornando all’aspetto musicale di questo disco possiamo dire che grazie alla drum machine i nostri raggiungono un ulteriore duplice obiettivo, da un lato si viaggia su velocità davvero folli e forsennate, necessarie al genere proposto, e dall’altro il platter acquista un mood alquanto industriale (aiutato da alcuni sampler) che contribuisce a rendere la musica molto interessante e per certi versi avvicinabile ad alcune cose dei
Nasum. Spesso si ha la sensazione di essere annichiliti dalla furia accecante delle manciate di secondi che si susseguono nel lettore cd al punto che si oltrepassa la soglia del dolore fino a non sentirlo più. Insomma è un dolore talmente intenso e veloce che il cervello non fa in tempo a comprenderlo e quindi non se ne rende conto. Ecco, forse questo disco sarà venduto nelle migliori farmacie nella categoria anestetici. Un anestetico dal quale non si fa ritorno perché mettendo da parte le facezie la verità è che questo disco fa male, è come essere presi 38 volte a badilate in faccia. Avete mai provato? Forse è giunto il momento…
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