Celtefog è un’entità ellenica tutt’altro che sprovveduta con all’attivo già due album (
“Deliverance” e
“Sounds Of The Olden Days”) che li aveva fatti conoscere sulla scena come il progetto personale del mastermind
Archon, che insieme al fido
Wolfram aveva dato vita a questa strana creatura nel 2012. Oggi a distanza di alcuni anni
Archon ha aggiustato il tiro, rimanendo sempre il padre padrone della band, ci mancherebbe, ma attorniatosi di validissimi musicisti, è riuscito a dare un significato completo e “maestoso” al suo lavoro, al punto che possiamo considerare
“Outlands” come l’album di riferimento in fatto di pagan black metal in questo 2019. Non me ne voglia
Belenos, ma
“Outlands” ha dalla sua una incredibile miriade di sfaccettature e influenze che si esaltano e sublimano a vicenda donando al lavoro quell’aurea di perfezione stilistica che è sempre più rara da trovare … prendiamo ad esempio la spettacolare parte finale di
“Natur” dove una voce narrante “da vecchio saggio apocalittico” , a la
Eis, si sovrappone alle clean vocals per creare un suggestivo climax in un pezzo che è la perfetta fusione di passato-presente-futuro della band. Come non citare poi l’epica
“Up On The Hills” dove la presenza di un ispiratissimo flauto, usato alla maniera dei nostri (immensi)
Selvans, infonde un’aurea pagana e folkloristica da ballata medievale ad un tessuto musicale terremotante e guerriero. Ciò che mi ha veramente entusiasmato di questa proposta è stata l’indubbia capacità di apportare tante piccole variazioni ad un sound certificato e abbastanza “ingessato” come il pagan black metal, risultando non solo credibile e coinvolgente, ma anche originale e fresco alla faccia di alcuni stereotipi che ancorano questo genere al passato. L’unico dubbio che mi rimane alla fine di
“Outlands” è la reale necessità per una band greca di affidarsi alla mitologia celtica per sviluppare il proprio concept, in quanto non mi sembra che in fatto di mitologia i greci abbiano qualcosa da imparare , ma tant’è … lasciamo gli artisti liberi di ispirarsi ed esprimersi come meglio credono anche perché se il risultato è come la conclusiva
“279 BC” , song dove affiorano anche influenze degli ultimi
Primordial, non possiamo far altro che chiudere gli occhi e respirare a pieni polmoni la truculenta tensione di una battaglia in campo aperto testimoniando l’eroicità di un passato che abbiamo tradito … Ancient golden times
Non è ancora stata scritta un'opinione per quest'album! Vuoi essere il primo?
Non è ancora stato scritto nessun commento per quest'album! Vuoi essere il primo?