Copertina 7

Info

Anno di uscita:2006
Durata:46 min.
Etichetta:Mausoleum
Distribuzione:Audioglobe

Tracklist

  1. IN THE CAGE
  2. ROADS AND BEERS
  3. RAW
  4. PEACE MEANS WAR?
  5. I WANT TO BE A MAN
  6. OCEAN'S SHADOW
  7. ZERO DEGREES
  8. BREATHE THE BIG APPLE
  9. WE DIDN'T KNOW
  10. SHAKE FOR ME
  11. 0,4L

Line up

  • Luca Zandarin: vocals
  • Luca Securo: guitars
  • Dario Bianchi: bass
  • David Bisson: guitars
  • Luca Cerardi: drums

Voto medio utenti

Mai titolo fu più azzeccato per un disco. “Raw”, ed in effetti il comeback delle Merendine Atomiche è quanto di più rozzo, ruvido e graffiante ci possa essere. Dopo il debut del 2003 intitolato “Walk Across the Fire” uscito per la francese Deadsun, il quintetto italico ritorna con un contratto fresco di giornata con la celebre Mausoleum Records.
Il primo aspetto che viene alla luce immediatamente è la potenza della produzione, ottenuta da Luigi Stefanini ai New Sin di Loria, davvero ben realizzata e distante anni luce dal quella del disco precedente, mentre lo stile non è cambiato anche se la soluzione proposta dai nostri è leggermente più variegata, alternandosi tra un thrash vecchio stampo (ormai scomparse del tutto le influenze bay area di una volta), soluzioni più moderne e qualche simpatica divagazione hard rock.
Le influenze dei nostri, come dichiarato in sede di biografia, vanno dai Pantera (sicuramente quella primaria), ai Crowbar (nelle parti più stoppate e cadenzate) ai gruppi hard rock americani più rappresentativi, ma con l’iniziale e pesante “In The Cage”si chiarisce subito l’anima più oltranzista della band, anche se stemperata da un ritornello catchy e melodico, mentre la seguente “Roads and Beers” ci presenta lo spirito più rocckeggiante e scanzonato delle Merendine.
I Testament dell’era “Low” fanno capolino nella titletrack “Raw”, impreziosita da assoli davvero di buon gusto, così come “Peace Means War?”, “Zero Degrees” e “Breathe the Big Apple” proseguono nella loro marcia assolutamente devota al thrash metal squisitamente più moderno, con qualche lieve sfumatura hardcore e vaghi rimandi ai Corrosion of Conformity.
L’unico episodio a sé è costituito dalla ballad “Ocean’s Shadow”, davvero delicata e ben strutturata, che mette in luce ancora una volta l’eclettismo del singer Luca Zandarin, a suo agio sia su territori tranquilli che sui brani in cui sfiora il growl più puro.
In definitiva un buon album, con qualche pezzo un po’ meno riuscito e magari penalizzato dall’assenza di qualche brano esplosivo e trascinante, ma nel complesso davvero monolitico e godibile sin dal primo ascolto. Se siete amanti delle band citate in questa recensione, un ascolto diventa d’obbligo!
Recensione a cura di Gianluca 'Graz' Grazioli

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