Lindemann è, sicuramente, un artista che ama divertirsi e sperimentare quando, momentaneamente decide di uscire dall’aurea prigione fatta di massicce mura di chitarre distorte all’unisono, di cattivi riff serrati, da una sezione ritmica fatta di pattern da loro stessi definiti tanz metal, dai suoni synth del folle ma geniale
Flake Lorenz che richiamano all’attenzione le atmosfere eighties dei
Kraftwerk. Insomma, dal sound dei
Rammstein: industrial, heavy, tanzliche al punto giusto che ha, giustamente, donato fama al sestetto tedesco.
Der Dichter der Rock, il poeta del Rock, come viene chiamato dai suoi numerosi fan, quando agisce da solista, in questo caso in cooperazione col polistrumentista e produttore
Peter Tägtgren, già suo compagno di avventure nel precedente lavoro solista
Skills and Pills (2015) sembra quasi avvertire l’ascoltatore: sei pronto a salire sulle montagne russe della follia? Bene. Anche questo album è così e, se non si entra in quest’ottica, cioè di aspettarsi qualcosa di assurdo, difficilmente si riuscirà ad entrare nel mood del
Lindemann style.
Registrato a quattro mani con il succitato Tägtgren, nei noti studi Abyss di Stoccolma, la prima cosa che risalta all’occhio, o meglio, all’orecchio dell’ascoltatore è la lingua: il disco è cantato interamente in tedesco, a differenza del precedente, cantato in inglese. Per i germanofoni è davvero sorprendete notare la facilità con cui Till riesce a creare rime in questa lingua apparentemente fredda (ricordiamo ai lettori che il nostro ha alle spalle la pubblicazione di due testi di poesie, molte delle quali poi usate come testi dei Rammstein – una su tutte, un must listen,
Puppe, dall’ultimo capolavoro
Rammstein), ma che nel rock duro e nel metal (come anche nella lirica, Nda) trova la sua ragion d’essere. Sembra quasi sia stata inventata per questo.
La bella voce baritonale di Till compie un viaggio multidirezionale verso vari stili con le 11 tracce (13 nella special edition) che compongono questa sua ultima fatica, toccando vari generi: power industrial, folk rock, addirittura tango, il tanto amato tanz metal, e anche il rap/Trap (vedi oltre). Sei di esse sono riprese dal musical di successo Hansel und Gretel del 2018 a cui il duo ha attivamente collaborato.
Idealmente introdotto dal singolo
Mathematik (2018) - qui inserito come bonus Track assieme ad una versione parecchio sick di
Ach so gern - altra collaborazione con il rapper/trapper
Haftbefehl (NdA Per il sottoscritto la “musica” Trap potrebbe essere paragonata al versamento di piombo fuso nelle mie trombe di Eustachio), pezzo che ha fatto storcere il naso a più di un fan ma che in realtà non è così male. La voce di Till qui ben si miscela alle bassissime frequenze della base e all’armonia (?) ipnotica del pezzo. A completare il teatro dell’assurdo un video allucinante che vi invito a vedere, con un Till che supera sé stesso in tutti i sensi! Il primo singolo,
Stehe auf (svegliati), ha le sonorità di un pezzo rock and roll con un ritornello cantabile, facilmente memorizzabile, con synth che ben ricordano l’ultima direzione tunz tunz metal intrapresa dal gruppo tedesco. Anche in questo caso, imperdibile il video, tutto giocato sullo scambio di identità tra Till e Peter. È certo che Till si diverta a concepire e a girare questi piccoli capolavori visuali, che, in fatto di originalità, non sono secondi a nessuno)!
Il secondo singolo
Knebel (Bavaglio), uscito due settimane fa e accompagnato da un censuratissimo video, è un pazzo che si introduce con una folkeggiante chitarra acustica, con un Lindemann melodico e in forma ma che verso la fine del brano mostra la sua vera natura rabbiosa! Gran bel pezzo, uno dei miei preferiti.
Molto più vicine allo stile proprio dei Rammstein sono
Frau und Mann (uomo e donna),
Ich weiss nicht (io non so) e
Platz Eins (Primo posto).
Ach so gern (oh, così tanto) è un pezzo dalle forti influenze tradizionali del folk europeo pesante mentre, infine Gummi (di gomma), recupera le sonorità industrial mescolandole ad uno strano ma piacevole lirismo specie nel ritornello.
In fin dei conti, si tratta di un disco che deve essere ascoltato con una predisposizione particolare: quella di non aspettarsi qualcosa di consuetudinario nell’ascolto ma di lasciarsi sorprendere man mano che il disco va avanti. Non si tratta certo di un capolavoro, ma sicuramente di un bel disco che, dopo il primo ascolto e dopo essere stato metabolizzato, non avrà difficoltà ad entrare nel cuore sia dei fan dei Rammstein sia da chi non conosce i sechs Ritter tedeschi.