Il mio 2019 di scribacchino per la
Gloria era iniziato con un album di
death /
black “destrutturato” proveniente dalla
Spagna, e si sta per concludere con un altro album di
death /
black “destrutturato” proveniente dalla
Spagna.
Ieri si trattava di “
The Approaching Roar”, terzo
full degli
Altarage per
Season of Mist; oggi di “
The Baneful Choir”, terzo
full dei
Teitanblood per la francese
Norma Evangelium Diaboli.
Ho motivo di ritenere che gli
Altarage ci terrebbero ad esser definiti baschi piuttosto che spagnoli, ma non intendo abdicare dal parallelismo per una questione di orgoglio identitario/territoriale, tanto più che le similitudini tra le due compagini non finiscono qui.
Detto delle coordinate stilistiche e dell’origine, rimane ora il discorso qualitativo, ossia ciò che più conta. Ebbene, sotto questo profilo vi sono spunti per gioire: “
The Baneful Choir” merita a mio avviso la palma di miglior
platter realizzato sino ad oggi dalla compagine madrilena.
Lasciandosi alle spalle le asperità talvolta eccessive del
debut “
Seven Chalices” e talune dispersive prolissità del precedente “
Death”, i Nostri trovano oggi la definitiva quadra di un
sound forse un pelo meno convulso, ma comunque mai così apocalittico, belluino e contundente.
Non si scorge un singolo spiraglio di luce nei solchi di un disco davvero inumano quanto ad intensità e malignità. Melodie rassicuranti per offrire temporaneo scampo al massacro, arrangiamenti in grado di dissipare la coltre di buio assoluto, salvifici interventi delle
clean vocals… qui non troverete nulla di tutto ciò.
La ricetta sonora perfezionata dai
Teitanblood ha altre priorità: avvolgere l’ascoltatore in inestricabili spire di lancinante caos sonoro, fustigarlo attraverso sferzate di trame chitarristiche schizofreniche, atterrirlo con un
drumming che definir impetuoso sarebbe eufemistico e con uno
scream /
growl che pare davvero scaturire dalle viscere di un insondabile abisso.
Insensato soffermarsi sull’analisi dei singoli brani: questa è l’esperienza uditiva che “
The Baneful Choir” è in grado di garantire.
Parlo di garanzia a ragion veduta: se rientrate nel novero degli (sparuti) amanti delle derive più contorte e sanguinolente del
metal estremo, sappiate che i margini di insoddisfazione sono talmente esigui da risultare quasi invisibili.
Laddove, invece, la vostra soglia consentita di “pesantezza sonora” veda
acts come
Amon Amarth od
Omnium Gatherum quali ultimi baluardi, vi consiglio di buttare un orecchio in direzione del brano caricato in calce prima di metter mano al portafogli. Considerate che si tratta di uno degli episodi più canonicamente
death del lotto, e capirete che potreste trovare la proposta dei
Teitanblood piuttosto ardua da digerire.
Utente avvisato…
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