La verità è che mi aspettavo un’accozzaglia di breakdown, rallentamenti, suoni unti e ciccioni, un fastidioso “growl” hardcore, alternato ad una vocina pulita e rabbrividevole.
A grandi linee ci avevo azzeccato.
Nonostante i
Fit For An Autopsy lo facciano bene, suonano un genere relegato all'adolescenza, la ribellione e a “i miei genitori non mi capiscono, la vita fa schifo”.
“Lo facciano bene” nel senso che sanno suonare, sanno creare delle belle atmosfere, a tratti quasi progressive (
Napalm Deams, Mirrors), e per questo si distinguono in positivo da molti altri gruppetti nati tra un morente reflusso panteriano e i
Bring Me The Horizon.
Non mancano ritmiche serratissime che spesso e volentieri cedono alla tentazione di un rallentamento, preludio ad un breakdown, piazzato ad hoc per dividere il pubblico prima di un pogo che difficilmente non romperà nasi o femori.
Anche questa caratteristica secondo me non è esattamente positiva: creare situazioni pensando al rendimento live, e pensando che quella sia l’unica ragione per scriverle.
Chiaramente è comprensibile in un’era di streaming, playlist e due lire nei locali, è solo una triste realtà.
Canzoni belle, relative a questo genere e modo di fare musica, ce ne sono, nemmeno poche direi,
Your Pain Is Mine, Mourn, Birds Of Prey e altre.
La copertina? Molto bella, in linea con le precedenti, sinceramente la ragione che mi ha spinto ad ascoltare questo disco.
In Conclusione: nel deathcore è un buon disco, in generale un po’ meno.
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