"Universal Death Church" è il quarto lavoro in studio per gli americani
Lord Mantis che possono vantare in formazione membri di band come
Nachtmystium e
Indian: lecito quindi attendersi un approccio poco tradizionale alla materia del metal estremo, nella fattispecia del black e del death metal. Non vi è dubbio infatti che sia questo l'ambito in cui la band si muove, e lo fa rifuggendo quelli che sono i classici stilemi di questa musica: i pezzi che compongono l'album infatti non puntano quasi mai sulla velocità esecutiva nè sull'assalto frontale, anzi offrono un approccio stratificato e quasi progressive al black. Brani dalla durata elevata si alternano ad altri decisamente più asciutti, ma la costante è la ricerca di un sound quasi psichedelico, estraniante, moderno dove le chitarre giocano con effetti e pattern ripetitivi ("Low Entropy Narcosis"), riff estranianti e dal tono dissonante ("Qliphotic Alpha", "Damocles Falls") o con toni apocalittici ben sottolineati da effetti lancinanti e da un drumming tellureo ("Fleshworld", il brano in assoluto più estremo del lotto). Non manca nemmeno l'apporto acido di un sassofono che nella lunga e conclusiva "Hole" riesce a donare un mood malato ad un brano che si muove sinuoso e suadente come un serpente e offre momenti di malata psichedelia. Su tutto questo si staglia imperiosa la voce, con il suo scream disperato molto vicino al black metal che ben si amalgama alla musica dei Lord Mantis e ne aumenta il senso di disagio e malessere. "Universal Death Church" con i suoi 44 minuti di durara ci offre una buona dose di black metal attuale e moderno, ricco di contaminazioni e fortemente debitore ai Nachtmystium ma senza raggiungerne l'intensità nè i livelli qualitativi. Quello che ci troviamo tra le mani rimane comunque un disco godibile, dove sono i brani più articolati e meno spinti ad alzare l'asticella qualitativa: probabilmente è d questo che i Lord Mantis dovranno ripartire con il prossimo album in studio, magari iniziando a scrollarsi di dosso il pesante ed ingormbrante fardello della propria band madre.
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