“Fuori tempo massimo” … basterebbe questo striminzito quanto esaustivo commento per esaurire la recensione del nuovo album della one man band californiana
Hæresiarchs Of Dis … perché? Perché il buon
Cernunnos (viva l’originalità) è rimasto fondamentalmente ancorato agli stilemi dei
Cradle Of Filth del periodo
“Cruelty …”/
“Midian” (a tal proposito ascoltatevi
“Nucleus Of Corruption”) e a partire da queste solide basi ha provato a forgiare un sound un po’ più personale avvalendosi di qualche rallentamento doomish, di atmosfere leggermente più liturgiche, più una spolverata dei
Dimmu Borgir già in fase discendente (
“In Sorte Diaboli”/
“Abrahadabra”). Il tutto conditelo con uno screaming anonimo e fastidioso, metteteci degli inutili intermezzi ad appesantire costantemente l’ascolto, ed otterrete, più che un album, un vero e proprio trattato di masochismo sonoro … Non capisco come sia possibile poter dare spazio a una band del genere, eppure è stata proprio un’etichetta storica come la Moribound a rendersi complice di tale nefandezza sonora … Non so proprio cosa pensare, certo è, che giunti alla fine dell’ennesima grande annata di metal estremo, è veramente deprimente dover perdere del tempo prezioso dietro a questa sciatteria, nella più totale mancanza di idee e inutilità sonora. Non me ne voglia
Cernunnos e i suoi “pericolosissimi”
Hæresiarchs of Dis, però è meglio se ci salutiamo adesso e non ci vediamo/sentiamo più … Adios
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