Dopo i soliti quarantasettemila cambi di line-up, tornano i
Coronatus, ovvero una di quelle bands delle quali non riesco a spiegarmi l'esistenza, e la resistenza. Per chi vi scrive la produzione dei tedeschi è un pastone folk-gothic-heavy che definire derivativo è un complimento, infarcito peraltro da esecutori lontani dalla perfezione.
Ma a che serve cotanto cappello introduttivo, tuffiamoci a bomba nel nuovo "
The Eminence of Nature"!
Intanto, la figata commerciale: ti faccio uscire un doppio cd, laddove nel secondo non faccio altro che metterti tutte le versioni strumentali del primo! Capito? Così puoi fare il karaoke con i Coronatus! I fan di Tokyo si leccano già le dita...
Musicalmente, siamo più o meno nel territorio poc'anzi descritto, col succitato pastone di power/folk/symphonic/chiamalocometepare, voci maschili e femminili a rincorrersi su strutture metallose e un filo folkeggianti. Le tematiche del platter virano, come al solito, sulla Natura e sulla necessità di preservarla, con continui richiami che strizzano l'occhio alla Wicca ed alle religioni naturalistiche.
Tutto bello, tutto buono, IN TEORIA. Perché poi il problema è che le canzoni non convincono: l'opener "
No Planet B" ti lascia rammollito a sperare in un futuro migliore, forse la rocciosa
title-track rialza per un attimo la testa, prima di lasciarti tra le braccia di una ballad come "
Echo of Souls" che, oltre ad essere proprio una brutta canzone, è cantata davvero male, male per un prodotto di questo livello... Le cose cambieranno ben poco andando avanti, forse salverei il riffing di "
The Place I Love", l'esecuzione degli strumentisti è più che difendibile come anche la produzione, bella pulita e moderna, ma sono proprio le canzoni che non girano.
Che vi devo dire: sarò io che ho perso la capacità di sognare, ma questo album dei Coronatus lo consiglio, al massimo, a Greta Thunberg.
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