Nati nel 2009, gli svedesi di Gothenburg
Bombus si sono fatti largo nello scenario internazionale hard rock/heavy metal, grazie ad alcuni lavori di ottimo rilievo come "The poet and the parrot" (2013) e "Repeat until death" (2016). Hard'n'heavy di spessore, con un piede nel passato e l'altro nel presente, grande compattezza ed energia, eccellenti capacità di songwriting e di variare la propria miscela inglobando suggestioni da vari sottogeneri del cosmo rock.
Il loro sound si può accostare a quello di bands come The Sword, Graveyard, Red Fang, Ruby the Hatchet, Horizont, per la trasversalità dell'approccio e delle soluzioni. Orizzonte musicale ampio, che unisce Black Sabbath e Motorhead, Queen e Mastodon, l'impatto potente e le melodie eleganti, in un flusso coerente di energia, dinamismo ed ottima costruzione dei brani.
Questo nuovo "
Vulture culture" prosegue il solco tracciato dai precedenti lavori della band, con un approccio leggermente più metallico ed aggressivo. Lo si nota già nell'iniziale "
A ladder - not a shovel", che parte con un tiro robusto e determinato per poi sfociare in una coda romantica e sognante. "
Human beings" si avvicina invece ad un certo post-rock sanguigno e disperato, con grande profusione di assoli e chitarrismi assortiti. "
Mama" è un altro brano Bombus-style, graffiante e melodico, intenso ed elaborato, con la roca voce di
Berglund in evidenza ed una seconda parte dall'atmosfera marziale e drammatica. Un pò Mustash, un pò Mastodon.
Il disco prosegue alternando pezzi più rock-oriented, come la sofferta ed uggiosa "
It's all over" o l'elaborata ma un pò stucchevole "
We lost a lot of blood today", ad episodi graffianti e battenti ricchi di groove epidermico ("
In the shadows", "
Feeling is believing") ed ancora qualche richiamo al post-metal che coniuga massiccia rabbia metallica ed aperture atmosferiche, vedi "
Vulture culture".
Sicuramente i
Bombus hanno realizzato un buon album, corposo, ben suonato e pieno di richiami al miglior rock/metal. Forse manca ancora quel pizzico di carisma che porta all'eccellenza, ma possiamo comunque considerare la formazione scandinava come una dei migliori interpreti del settore.
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