Ma come, la coppia di svedesi Heiman-Olsson prima lascia i Last Horizon per formare una band che combini un sound "davvero heavy" ed aggressivo con incantevoli melodie da cantare a squarciagola e già a meno di 2 settimane dall'uscita di "The call" piomba come un fulmine a ciel sereno la notizia del loro abbandono? Lasciamo però da parte i motivi che hanno portato a questo improvviso ed inspiegabile split (probabili divergenze di idee tra i due) e parliamo dunque di un disco che mantiene tutte le promesse con un sound heavy-power metal molto tradizionale e solido nei suoi granitici riffs di chitarra (Olsson è affiancato dall'ex Juggernaut Tommy Larssen) che non disdegna una forte componente melodica presente massicciamente negli anthemici refrains, una sorta di Edguy molto più incazzati e meno propensi alle atmosfere "happy", peccato che manchi un pò di varietà nella struttura dei vari brani, difetto compensato dall'ugola potente di Heiman che non mostra un attimo di cedimento in tutti i 10 brani ("Heed hades" è il solito inutile breve intro) nei quali ha modo di esprimersi tra whispers, growls (pochi, a dire il vero), movie voices e primal screams per poi mollare il freno solo nella toccante ballad "Nothing", in cui la sua voce è accompagnata da chitarre acustiche, sottili strati di tastiere e cori.
Difficile trovargli una collocazione nel mare di bands melodic power ben più affiatate, diciamo che si distingue per un impatto sonoro e vocale molto potente, un'attenzione particolare alle melodie ed una produzione molto curata.
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