Più un disco di pop melodico anni '80 con modernismi techno-elettronici che di melodic prog come vuole far intendere Lion music, label che ha strappato i francesi Hauteville ad una filiale della Musea sperando di ripetere l'exploit riuscito con i connazionali Venturia, ma la band non convince e affonda in un mare di stucchevoli melodie sorrette da arrangiamenti orchestrali e tecnicismi troppo fuori luogo (evidenziati nella strumentale "There be dragons") in brani che pescano qua e là da gruppi come A-Ha, T Pau, Till Tuesday (miti e meteore degli anni '80), e se proprio arriva qualche accenno di prog è quello degli Yes di "Big generator" o di bands come Saga, It Bites, i Rush di "Hold your fire" e "Presto". Sbagliato anche il paragone della frontwoman Gosselin con Kate Bush, Tori Amos e Madonna, prova ne è la scialba cover di Lisa Dal bello (artista troppo sottovalutata che ha goduto di un breve momento di gloria quando i Queensryche resero al meglio la sua "Gonna get close to you") "Immaculate eyes", qui addolcita in modo sproporzionato rispetto all'originale che alternava un primo momento di calma ad un rabbioso refrain, ma anche nel resto dei brani la sua prestazione è pari a quella di una normale cantante pop quale poteva essere Kim Wilde o Belinda Carlise. Non ho sottomano i testi, ma sembra siano più interessanti della musica in quanto affrontano temi sociali come bioetica, politica e relazioni personali, un lavoro di composizione che ha richiesto l'aiuto di un collaboratore esterno, Vincent Turmel e che a mio avviso è stato vanificato da un prodotto sbiadito e troppo commerciale (peccato, perchè i titoli dei brani facevano intendere qualcosa di ben più originale e complesso) che difficilmente in campo metal potrà trovare i suoi estimatori.
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