Lingua - The Smell Of A Life That Could Have Been

Copertina 6,5

Info

Anno di uscita:2006
Durata:44 min.
Etichetta:Rebel Monster

Tracklist

  1. MAY CRAYONS GUIDE THE SHEEP
  2. YOU WONDER WHY YOU STILL WONDER WHY
  3. OUT OF FACES
  4. CONTROL YOURSELF
  5. CONSTANT STATE OF PUTTRA
  6. AFTERMATH
  7. NO FOOTING
  8. I HAVE NO HUMAN IN ME
  9. TRANSPARENT BARRIERS

Line up

  • Anders: bass
  • Thomas: vocals
  • Patrick: drums
  • Misha: guitars

Voto medio utenti

La musica è un'energia, una vibrazione che costringe la mente ad una reazione emozionale, uno strumento terapeutico ed un modo per fuggire: questo il concetto di base espresso dal quartetto di Stoccolma nato nel 2000 e giunto al contratto con la Rebel Monster dopo la pubblicazione di 6 demo. Seguendo le orme di Tool, Dredg, A Perfect Circle e del rock post grunge personalizzato da influenze dark, new wawe, gotiche e malinconiche, i Lingua si fanno notare per un sound fresco, potente, sobrio, emozionale e modernissimo che spazia tra esplosioni rabbiose e melodiche accompagnate da atmosfere elettroniche ("may crayons guide the sheep"), ritmiche di chitarra incisive e costanti che scandiscono tutta la durata di "You wonder why still wonder why" e caratterizzano le atmosfere hard più dark crescendo di intensità fino all'esplosione sonora e corale nel finale di "Transparent barriers", sonorità gothic-dark dal cantato soffuso che sfociano in melodie corali e decadenti sorrette da chitarre grezze ("Out of faces"), aggressività vocali in stile Pantera-Faith No More ("No footing") smorzate da calme melodie elettroniche scandite da un poderoso drumming ("Control yourself") e anche un brevissimo brano strumentale di chitarra acustica ("I have no human in me", ispirato da una frase di William Burroughs, l'autore de "Il pasto nudo"). Una band compatta ed energica che pur senza troppe novità è riuscita a personalizzare un sound chiaramente debitore alle bands menzionate in precedenza ed in parte anche a Paradise Lost e Anathema, districandosi sia in strutture lineari che in altre ben più articolate: il loro nome si sta ampiamente diffondendo nei clubs di Stoccolma dove Anders e Misha si dilettano anche in veste di dj proponendo serate metal, il disco è ben suonato e cantato splendidamente, consigliatissimo a chi cerca sonorità alla Tool e A Perfect Circle meno complesse e più melodiche.
Recensione a cura di Carlo Viano

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