Gli appassionati di AOR sapranno già tutto di Joseph Williams: del suo illustre genitore John (uno dei più importanti “film score composers” di Hollywood), della sua carriera solista e, soprattutto, della sua fondamentale contribuzione a “Fahrenheit” e “The seventh one” dei superlativi Toto, i quali, tra l’altro, l’hanno voluto come ospite anche in “Bottom of your soul”, il singolo (un’altra dimostrazione di quanto credito vanti il nostro Joseph nelle valutazioni di questi formidabili capiscuola del settore) estratto dal loro più recente capolavoro “Falling in between”.
E’ altrettanto probabile che ai più attenti AOR-sters non sia sfuggito il debutto dei Vertigo del 2003, in cui il nostro dava ancora una volta grande prova di come la sua ugola vellutata, intensa ed espressiva fosse perfetta nell’interpretazione di questo particolare genere musicale dai requisiti solo apparentemente semplici e in cui, proprio per questa sua caratterizzazione dai connotati piuttosto “classici”, solamente chi manifesta una grande propensione innata nei suoi confronti, riesce ad esprimersi con credibilità e convinzione.
Ora è tempo di dare un seguito a quel debutto e sebbene nei ruoli di Alex De Rosso e Biggs Brice ci siano oggi Alex Masi e Virgil Donati (entrambi ottimi e “misurati” nelle rispettive esibizioni, come del resto lo erano stati i loro predecessori), la sostanza non è praticamente cambiata; rock adulto yankee dalle prerogative alquanto “tradizionali”, ma sempre straordinariamente attraenti, per chi ama queste sonorità.
“2” si presenta istantaneamente, infatti, come un eccellente campionario di canzoni emozionanti, melodicamente sontuose e accattivanti, con quella giusta dose di vigore tale da legittimare la componente “rock” della denominazione, nelle quali Williams fa sfoggio della sua brillante laringe che sa “soffrire” e ammaliare con forza, specialmente in quei cori e quei ritornelli ad elevato tenore di “adulazione” e sensibilità, che sembrano fatti apposta per conficcarsi come uno stiletto nelle profondità della memoria e dell’anima.
L’apporto strumentale e “produttivo” dell’esperto Fabrizio Grossi e la penna illuminata di Joey Carbone sono gli elementi di continuità tra i due lavori e questo secondo dischetto appare davvero come la “logica” prosecuzione di quel discorso così appagante iniziato tre anni fa, e dove “In the blink of an eye”, “All for you”, “Hold me” (con le backing vocals offerte da Jason Scheff dei Chicago), “Part of me”, “Holy” e la spigliata “Together (Good-bye so long)”, sono brani superbi per carica di pathos, armonia ed eleganza sopraffina, degni di essere affiancati ai momenti più esaltanti dello splendido esordio e, perché no, per affini dotazioni emotive, accostare anche quei Toto del periodo ’86-’88, così importanti per la formazione e la carriera di Joseph.
Segnaliamo ancora l’ottima “I wanna live forever”, con l’intervento di Williams stesso in fase di stesura e la romantica ballata “Save it all alone”, come ulteriori circostanze dalle virtù alquanto “irretenti” per qualsivoglia apparato uditivo che dimostri un qualche interesse per questo tipo di musica, spesso accusata d’eccessivo immobilismo.
Il nocciolo della questione è, in conclusione, proprio questo; se Vi aspettate delle sostanziose novità ed imprevedibilità, credo proprio che nemmeno scavando a fondo in questi solchi riuscirete a rintracciarne una quantità apprezzabile, ma se invece Vi “accontentate” di eccellente e “storico” rock radiofonico “colto”, di quel dosaggio calcolato tra cuore e muscoli forse già ascoltato in parecchie altre occasioni, tuttavia ancora sorprendente e, per quanto mi riguarda, per niente scontato o demodé, i Vertigo possono decisamente fare al caso Vostro e magari pure diventare, dopo i maestri Journey, Toto e Survivor (ai quali aggiungerei anche i meno leggendari, ma ugualmente fenomenali Ambition!), tornati ultimamente nel business discografico con una qualità assolutamente all’altezza della loro fama (e ormai tutti nel roster della Frontiers), un importante veicolo per indurre i più giovani ad un “risorto” interesse per questa suggestiva dimensione artistica.
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