Sea Of The Dead, secondo album dei greci
Rhodium, band proveniente da Atene, per quanto semplice e diretto, è caratterizzato da un sound particolarmente incisivo e graffiante, di base heavy, ma con venature ora prog e ora power, che alla lunga si rivela decisamente convincente.
La line-up della band rispetto al debutto è stata quasi completamente rinnovata, in pratica è rimasto solo il chitarrista, nonchè fondatore ed assoluto protagonista del disco
Loukas Wolv Antoniou, attorno al quale ruota tutto il progetto, infatti è lui a determinare, con il suo song-writing, i suoi riffs, i suoi assoli, la caratteristiche e le atmosfere dei vari brani e, di conseguenza, dal suo operato dipende la riuscita dell’intero lavoro.
Talvolta difatti, proprio grazie alle trame sapientemente tessute dalla chitarra, il sound si fa particolarmente aggressivo, come in
Man Of Honor o nella bellissima
Delirio, ma non mancano comunque mai delle melodie di fondo (soprattutto nel cantato), che rendono il tutto meno tedioso e ripetitivo, in altri momenti invece, come nel caso della title-track o di
The Emperor avviene esattamente l’opposto ovvero, proprio quando sembra prevalere l’aspetto melodico, ecco che arriva una sferzata di energia con potenti giri e assoli taglienti di chitarra, mentre il nuovo singer
Mike Lee (a proposito, ottima prestazione anche la sua), il cui stile ricorda quello di Tim “Ripper” Owens, urla con tutta la forza che ha in corpo la propria frustrazione. Vi sono poi momenti più riflessivi, durante i quali tuttavia i
Rhodium non cedono di un millimetro a livello di energia sprigionata, ed è questo il caso di un brano carico di tensione come
First Light Of Day dagli evidenti richiami ai Nevermore, o di
Tapestry Of Time, traccia dannatamente bella ed intrisa di una profonda malinconia, che mette in risalto il lato più sensibile della formazione ellenica, aspetto che convive in maniera del tutto armonica con quello più oscuro e violento espresso dagli altri pezzi del disco, che sono invece degli autentici rulli compressori, come
Sisters Of Fate o le conclusive
Fight Back e
Doomsday, in cui la band decide di mostrare nuovamente i muscoli, prendendo a pallate l’ascoltatore.
Insomma, come mi era già capitato di scrivere in occasione della recensione di Realms Of Time dei Diviner, la Grecia si è rivelata ancora una volta una delle realtà più interessanti del panorama heavy-power degli ultimi 15-20 anni, avendo intrapreso un viaggio emozionante, cominciato all’inizio del millennio, grazie a bands del calibro di Firewind, Crystal Tears, Fragile Vastness, Suicidal Angels ecc...e che oggi, con i
Rhodium si arricchisce di un nuovo interessantissimo esponente, avanti cosi Grecia!
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