Copertina 8

Info

Anno di uscita:2019
Durata:30 min.
Etichetta:Century Media Records

Tracklist

  1. SICKNESS DIVINE
  2. FACE THE PAIN
  3. SWORD WITHOUT A SHEATH
  4. THE ANVIL'S RING
  5. SHEEP MAY UNSAFELY GRAZE
  6. PATH OF DISCIPLINE
  7. (REFUSE TO BE) BOUND BY CHAINS
  8. DREADFUL PERCEPTION
  9. RAVAGE
  10. EXHALATION OF DECAY

Line up

  • Robin: bass
  • Connor: drums
  • Ace: guitars
  • DHD: vocals

Voto medio utenti

Spero che nei prossimi anni il nome “Red Death” faccia tremare i più.

I Red Death nascono come band Thrashcore, di stampo S.O.D. per intenderci, con i primi due dischi velocissimi e schizzatissimi, nessuno dei quali superava i 25 minuti di durata, con la maggior parte delle canzoni che difficilmente si azzardava ad avvicinarsi ai tre minuti.
In questo “Sickness Divine” invece si cerca di invertire la tendenza (probabilmente anche parchè la Century Media difficilmente li avrebbe pubblicati), raggiungendo quasi i sei minuti nella conclusiva (e bellissima) “Exhalation of Decay”.

Ma non è un disco Thrash al 100% se non ha la Title-track con una intro acustica! Non è su ritmiche velocissime, ma non per questo è da meno: "Sickness Divine" è un ottimo esempio di modernizzazione di un genere, se pur preservandone le caratteristiche classiche.

In pieno stile Thrash Metal ottantiano, ma che sa di fresco, di moderno, troviamo “Sheep May Unsafely Graze”: sezione ritmica ferratissima, da paura, un riff che sembra provenire dalla parte opposta dell’America rispetto alla loro città natale (Washington DC), la Bay Area.

Nonostante il frenetico susseguirsi di sfuriate di ottimo Thrash (“Face The Pain”, “Sword Without a Sheath”), non mancano momenti di respiro, come la strumentale “The Anvil’s Ring”: dissonante e melodica al tempo stesso (e se vogliamo anche un po’ natalizia). Stesso vale per l’altra intro strumentale, che troviamo a distanza di un paio di brani, “Dreadful Perception”.



È sì prevalente la natura Thrash della band, ma non sono state abbandonate le inflessioni Hardcore, sopratutto nel timbro vocale di Chad Troncale (aka DHD). Ma questa è spesso una caratteristica di molte linee vocali di altri grandi gruppi Thrash, i primi che mi vengono in mente sono i Vio-Lance, ma potrei citarne molti altri.

Mi sento di nominare questo disco come l’ultimo regalo (o quasi) di quest’anno gloriosamente “Thrasheggiante”. Che altro devo dirvi? Buon ascolto!

Recensione a cura di Carlo Masoni

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