Giunti all'esordio discografico, gli
Stormburner nascono in Svezia nel 2016 per idea del cantante
Mike Stark (ex voce degli Starblind ma anche ex Steel Attack, dove però aveva suonato la batteria) e di
Tommi Korkeamäki (Blazing Guns), che nel tempo hanno poi trovato gli altri tre compagni di avventura che li accompagnano nel corso di questo "
Shadow Rising".
Per la verità, ad accompagnarli c'è anche altro, su tutto una forte devozione e ispirazione verso il Metal Classico ed Epico dei Manowar, ma è altrettanto evidente come gli
Stormburner abbiano nelle proprie corde qualcosa in più, e soprattutto come siano stati capaci a metterlo a frutto e a supportarlo nel migliore dei modi, andando a curare anche i dettagli ma anche i fondamentali: la registrazione è stata affidata a
Ronny Hemlin (Tad Morose, Steel Attack) mentre l'eroica copertina è opera di
Ken Kelly, famoso illustratore Fantasy che ha collaborato a lungo proprio con i Manowar (oltre a Rainbow e Kiss).
Gli
Stormburner nei quarantanove minuti messi a loro disposizioni prediligono temi epici e mitologici a base di mid-tempo e ricchi di sing-a-long, sennonché l'iniziale "
We Burn" si rivela una scheggia impazzita, forse pure un po' esagerata nei modi e nei toni, con un sorprendente
Mike Stark che scopriamo ottimo vocalist. "
Metal in the Night" non sembra reggere l’impatto dell’opener, e scorre via senza colpo ferire, cedendo il passo a due brani decisamente più solidi, tra Hammerfall e Primal Fear, quali "
Shadow Rising" e "
Demon Fire".
A questo punto, su un brano intitolato "
Ragnarök", gli
Stormburner non potevano che farsi manowariani, infatti, solo così si può definire l'incedere di questo pezzo che affronta il tema della
Battaglia Finale, con lo stesso
Stark che non si esime da acuti alla Eric Adams. E i Kings of Metal restano al loro fianco anche su "
Men At Arms", "
Eye of the Storm" o "
Into the Storm", conducendoli prima alla battaglia e poi in una tempesta, dove ad attenderli sono anche gli Hammerfall ed i primi Nocturnal Rites.
Il finale è appannaggio dell'epicità, quella più ruvida di
"Rune of the Dead", che oltre ai soliti noti ricorda anche i Grave Digger, visto che
Stark non disdegna di digrignare i denti alla Boltendahl, e quella evocativa, poetica e corale di "
Ode to War", con una conclusione sullo stile di "The Crown and the Ring (Lament of the Kings)".
Non credo che gli
Stormburner possano averne a male di essere stati accostati agli Hammerfall o ai Manowar, soprattutto visto che con "
Shadow Rising" riescono a fare indubbiamente di meglio rispetto alle ultime uscite di entrambi i gruppi. Infatti, pur con tutti i loro cliché - o forse proprio grazie a questi - hanno realizzato un disco d'esordio vincente, dove
Steel Meets King e combinati tra loro sono in grado di conquistare gli appassionati del genere. Tra questi, il sottoscritto.
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