Imprecation - Diabolical Flames of the Ascended Plague (split album)

Copertina 7

Info

Genere:Death Metal
Anno di uscita:2019
Durata:35 min.
Etichetta:Dark Descent Records

Tracklist

  1. - IMPRECATION -
  2. A WORLD CONSUMED IN FIRE
  3. SWINE FULL OF MAGGOTS
  4. EMPEROR OF INFERNAL SPIRITS
  5. SIGIL OF LUCIFER
  6. - BLACK BLOOD INVOCATION -
  7. CONGREGATION OF PROFANE ASCENSION
  8. EVOCATION OF THE ALLA XUL
  9. THE BURNING EFFIGY OF MOLOCH
  10. ATAZOTH NEXION

Line up

  • - Imprecation -
  • Milton Luna: Rhythm Guitars
  • Jeff Tandy: Bass
  • Danny Hiller: Lead Guitars
  • Ruben Elizondo: Drums, Keyboards
  • Dave Herrera: Vocals
  • - Black Blood Invocation -
  • Nyogtha: Guitars, Bass, Drums, Vocals
  • Xexanoth: Vocals

Voto medio utenti

Osservando la durata complessiva di questo “Diabolical flames of the ascended plague”, superiore ai trentasei minuti, più che uno split quello fra Imprecation e Black Blood Invocation è la felice unione di due mini album battezzati nel nome dell’Oscuro Signore per conto della Dark Descent Records.

I primi pur essendo nati nei primi anni 90 del secolo scorso, hanno avuto una vita artistica molto travagliata che li ha visti alternare periodi di attività ad altri di sosta dovuta anche agli impegni in altre band dei suoi membri principali. Da quando si son riformati nel 2009 la loro marcia nel mondo del Death Metal ha ripreso il via giungendo alla pubblicazione del secondo album – “Damnatio at bestias” - lo scorso anno .

I secondi invece, provengono dalla Grecia, suonano black metal e stanno muovendo i “primi passi” seri nella scena underground ellenica cercando di ritagliarsi il proprio spazio.

A scanso di equivoci diciamo che ho preferito, vuoi per inclinazioni personali, vuoi perché si sente che sanno trattare la materia con capacità e convinzione, i brani degli Imprecation. Il loro death metal affonda le radici nella scuola americana dei primi anni 90 con Incantation e Immolation come numi tutelari, non hanno la pretesa di innovare il genere (e scommetto che non gliene può importare minimamente di provarci) ma il loro death metal puzza di zolfo dalla prima all’ultima nota giocando abilmente fra rallentamenti e accelerazioni. Hanno la maledetta attitudine, quella caratteristica che non puoi nascondere dietro ad una post-produzione, che fa la differenza e fa prontamente drizzare le orecchie all’appassionato.

Full-length da recuperare.

Diverso invece il discorso per i Black Blood Invocation, band che ha nelle proprie vene il sound finnico di Beherit, Archgoat e, in minor misura Von e Teitanblood, fatto di un riffing adrenalinico alternato a passaggi più evocativi e meno caotici con liriche che toccano tematiche oscillanti fra il satanico e l’occulto. Il problema è che i Black Blood Invocation non decollano pienamente, peccando di una eccessiva ripetitività con conseguente allungamento dei brani qui contenuti.

Da rivalutare in futuro.

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