Formazione fuori dai soliti schemi, i
Media Octava di Buenos Aires. Questo è il loro secondo album, dopo il debutto "Anachronic" del 2014. Rock progressivo, sperimentale, con qualche venatura psichedelica, ma anche massicciamente influenzato dal jazz-rock e con un pizzico di radici latino-americane. Ascoltandoli, ho pensato ad una commistione tra King Crimson, Wheater Report e Gong, immersa nella rilassatezza meditativa della pampa argentina.
Un brano lunare e fusion come "
No metaphor" potrebbe essere davvero parto settantiano di un Daevid Allen, mentre "
CitY" ha le stimmate free-form sperimentali che ci riportano a lavori come "
Lizard". Si tratta di un disco caleidoscopico, agevole e complesso al tempo stesso, pieno di arabeschi ritmici, di ricami tastieristici, di fiati lisergici, di improvvisi capitomboli strutturali e di atmosfera. Comunque il quartetto non eccede in derive autocelebrative, i brani sono mediamente brevi ma assai articolati al loro interno: "
Like softdays" eccheggia gli Yes dei tempi d'oro, grazie ad un mood sognante ed incalzante, "
Rust and metal" mischia groove latino e vocals rap, la più estesa "
So close" è un puzzle progressivo dove possiamo ritrovare il vero spirito esplorativo dei seventies.
Ottimi musicisti, anticonformisti, eccellenti nella cura dei dettagli, raffinati e dinamici, i
Media Octava ci offrono un lavoro davvero interessante per chi ama il rock progressivo più sensibile alle contaminazioni.
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