Tre album in meno di tre anni (più diversi EP), crescita musicale costante e nessuna voglia di fermarsi. Gli
Haunt sono una garanzia per chiunque ami il metal classico, specialmente quello influenzato da Prying Mantis, Angel Witch e Priest. La band di Fresno ha messo in fila una tripletta di lavori che, sebbene non originali come stile proposto, sono assolutamente riconoscibili e apprezzabili dagli amanti di queste sonorità.
Se con il primo album (
Burst Into Flame) le composizioni erano dirette e le linee melodiche facilmente "fischiettabili", con il secondo (
If Icarus Could Fly) il gruppo ha spinto su una maggiore varietà compositiva passando per una crescita evidente sotto il punto di vista chitartistico. Arriviamo poi all'odierno lavoro,
Mind Freeze , ancora diverso ma con tutte le caratteristiche della band percepibili ad un primo ascolto.
La novità (se così vogliamo chiamarla) del nuovo album è l'utilizzo della tastiera, con un sound molto ottantiano (pianola Bontempi is the way) che introduce le canzoni, oppure le supporta in certi momenti o ancora accompagna determinati intermezzi. Questa scelta non toglie potenza al suono del gruppo, anzi, uno dei loro pezzi più veloci di sempre ("
Hearts on Fire") è sorretto da semplici accordi di tastiera e rende il tutto ancora più ottantiano.
Trevor e soci non hanno (volutamente) mai utilizzato nei loro album un suono gonfio, pulito e roboante -ed il nuovo
Mind Freeze non fa eccezione- ma hanno sempre preferito un suono vintage ed abbastanza organico, per cui questa "novità" delle tastiere non è castrante per la loro proposta e non la snatura più di tanto. Di certo è aumentato l'effetto
eighties e se questa sia una cosa gradita o meno, dipende da ognuno di noi. Personalmente non mi dispiace affatto questo nuovo "elemento" anche se, al netto di una buona proposta classicamente metallica, croce e delizia di quesa band rimane la voce di
Trevor. Se da un lato ti fa riconoscere immediatamente gli
Haunt, dall'altro l'ugola del frontman/chitarrista è assolutamente limitata nel range, monotona nel tono e ripetitiva nella cadenza.
Pensavo che, giunti al terzo disco, riuscissero ad "aggiustare" questo aspetto per portare nuove soluzioni nelle loro canzoni ma, ancora, non è successo.
A scanso di equivoci sottolineo che
Mind Freeze è un bel disco, abbastanza vario, funziona bene (soprattutto nel lato A) anche se si perde un pochino a lungo andare, non per mancanza di buoni riff (anzi) ma proprio per una sorta di "patina omogeneizzante" che rende tutto simile, senza picchi o cadute: la voce.
Avendo ascoltato, riascoltato e recensito tutti i loro lavori, magari è un problema che personalmente sento più evidente, probabilmente un nuovo ascoltatore non lo avverte più di tanto. Ecco perché al voto che ritengo forse approriato (7,5) ho tolto qualcosina.
In conclusione, gli
Haunt rimangono una buona band di metal classico dal forte sapore vintage, hanno via via inserito qualche nuovo elemento e modificato leggermente la loro proposta MA quel salto, quella scintilla che li fa arrivare di là, dalla parte dei grandi, non l'ho ancora avvertita.
Godiamoceli così, ottimi portatori del verbo del metal classico nell'underground, essenziali per tenere viva e ricca la scena.