I
Forest Field sono un progetto musicale che ruota attorno alle figure artistiche di
Peter Cox e
Phil Vincent, musicisti di talento ed esperienza che giungono con questo “
Seasons” alla quinta tappa della loro collaborazione discografica sotto tale denominazione.
Alimentato dall'osservazione dell’ineluttabile susseguirsi delle stagioni, l’albo ci propone un gradevole
cocktail di
AOR,
hard e
prog (che gli autori chiamano
elaborate rock, tanto per non farsi mancare l’ennesimo sottogenere …) abbastanza ben congeniato, ma anche talmente “genuino” da rischiare di spingersi oltre i limiti della
naiveté.
In tale contesto, complicato da una resa sonora ovattata e comunque tutt’altro che “appariscente”, la voce di
Phil garantisce un adeguato apporto emozionale, mentre alle composizioni mancano quella “messa a fuoco” e quella compattezza armonica necessarie per aggredire con efficacia l’ardua competizione della scena melodica contemporanea ed essere all’altezza dei propri numi tutelari, che rispondono al nome di Asia, Ten, Magnum e Kansas.
Un’eccessiva diluizione dei temi, inoltre, non aiuta ad affrontare nella sua totalità un programma che in ogni caso offre momenti di apprezzabile suggestione, quali “
Delta hours” (una specie di fusione tra Yes e Le Orme!), “
Change the world” (dal clima molto
eighties, venato di
synth-pop e di scorie vagamente Floyd-
iane) e la liquida ballata “
Rain in May” (con i Beatles e … gli Scorpions tra gli ispiratori), senza dimenticare “
Eyewitness” e "
A silent cry”, due enfatici frammenti sonori dotati di buone peculiarità evocative, e la cangiante “
Storm in November”.
Non male, infine, “
Into the lions den” e “
Trading places”, le tracce realizzate con il contributo dello
special guest dell’opera
Vince O’Regan (
Bob Catley, Pulse, Legion, Tragik, …), di certo un buon chitarrista, ma nello specifico fin troppo “invadente” nell’economia globale dei brani.
Per “
Seasons” non sarà per niente facile reggere i colpi della concorrenza, e anche se la passione non sembra essere in discussione, per il futuro dei
Forest Field sono richiesti un
songwriting meno dispersivo e una maggiore consistenza collettiva della loro intrigante formula stilistica.
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