Anno nuovo, nuove sorprese. Dal piccolo centro di Norman, Oklahoma, arrivano questi
Rainbows Are Free che pubblicano il loro terzo album per la nostra
Argonauta, a parecchi anni di distanza dai precedenti "Believers in medicine" (2010) e "Waves ahead of the ocean" (2014).
Interessante miscela di heavy stoner, psichedelia hard, post-rock, con un tocco gotico per quanto riguarda l'approccio vocale dell'ottimo
Brandon Kistler. C'è personalità, varietà di soluzioni, idee, momenti di groove e passaggi più spaziali, una specie di incesto tra Hawkwind, Pink Floyd, Nebula, con una decisa pennellata di southern-stoner. Roba che può soddisfare molti palati dell'underground rock/metal.
"
The sound inside" apre le danze col suo tiro impetuoso e lisergico, che ricorda qualcosa dei primi Monster Magnet, mentre la successiva "
Electricity on wax" rincara la dose ma con un mood più settantiano dal grande impatto heavy-psych. Rirmiche martellanti e svisate chitarristiche, condite da vocals trasversali che evocano Nick Cave. "
Shapeshifter" è uno dei brani top dell'album, un pezzo narcotico e sognante dalla stimolante atmosfera trippy che si apre ad una coda chitarristica fuzz-cosmica alla Earthride. Pura magia e godimento.
Non da meno "
Covered in dawn", canzone più torbida ed ombrosa dove
Kistler gioca a fare il Morrison della situazione, dal groove ondeggiante ed avvolgente con un tocco di post-rock. Più particolare la traccia seguente "
Lady of the woods/Psychonaut", che nasce come una struggente e disperata ballad acustico-sabbathiana poi si sviluppa in un energico stoner guidato dal basso massiccio di
Jason Smith. Canzone meno immediata ma insinuante col crescere degli ascolti.
"
The nile song" è proprio ciò che sospettate: la cover dell'immortale hit floydiano, in versione rock-stonerizzata con grande sfoggio di chitarra solista, mentre "
A Penny's worth" è il pezzo più bombastico del lotto, heavy rock cazzuto da redneck sudisti.
Tutto ben suonato, ben congegnato, ben interpretato. Unico filler la conclusiva "
Eunice", cupa ballad acustico-pastorale che non si evolve e rimane un pò fine a se stessa. Piccolo neo in un lavoro assolutamente positivo e stimolante. Speriamo soltanto di non dover aspettare di nuovo così tanto tempo per una nuova realizzazione degli ottimi
Rainbows Are Free.