Mi piacerebbe raccontarvi che il nuovo lavoro dei finnici
Hanging Garden "
Into That Good Night" abbia finalmente segnato il passo verso la maturazione definitiva della band di
Toni Toivonen, imboccando senza tentennamenti nè ripensamenti una via ben precisa evitando di volgere lo sguardo indietro.
Purtroppo non posso farlo e dopo svariati ascolti ho nuovamente il poco gradevole sospetto dell'occasione mancata.
Il nuovo disco del combo di Helsinki, sesto di una carriera iniziata nel 2004 e quarto per la tedesca
Lifeforce Records, ruota intorno ad un'idea interessante pur non essendo un vero e proprio concept: un crollo della moderna civiltà e degli stili di vita cui siamo abituati, uno scenario che l'umanità sembra perseguire con incredibile testardaggine avvelenando e distruggendo il proprio habitat. La malinconia e la tristezza che derivano da questa realtà ispirano tutto l'album: come vorremmo sopravvivere? Cosa ci terremmo stretto e cosa invece perderebbe il suo scopo?
La perdita, la brama, la morte e le speranze attraverso i racconti e le riflessioni di ipotetici sopravvissuti senza nome legano tutti i brani tra di loro.
E' nell'apparato musicale usato per sviluppare queste tesi che gli
Hanging Garden si perdono non riuscendo a guardare avanti, nonostante il tentativo di innovarsi ulteriormente integrando in via definitiva nella loro lineup la (brava)
Riikka Hatakka già voce femminile in alcune loro esibizione live.
Ritorna nuovamente quella miscela di gothic/dark e doom melodico che abbiamo conosciuto nei precedenti "
I Am Become" e "
Hereafter" ed oggi come allora si avverte un'indecisione di fondo quasi che la band non riuscisse a decidere se svoltare e dare un taglio al passato.
Abbiamo quindi abbondante growling alternato ad improvvisi duetti con voci pulite ("
Fear,Longing, Hope and the Night"), riffs di chitarra che promettono solidità ed aggressività sciogliersi in lunghi tappeti di synth (l'opener "
Of Love and Curses"), malinconico post rock (la titletrack) che lascia spazio a tracce in pieno stile
Lacuna Coil ("
Rain"); un insieme di idee pensato per soddisfare tutti e/o nessuno.
Ed è un peccato che vi siano questi continui cambi di stile perchè le atmosfere di "
Signs of Affection", con il suo tema portante che piacerebbe moltissimo a Robert Smith dei Cure, o la decadenza malinconica di "
Silent Sentinels" sono lì a testimoniare l'indubbio mestiere di un gruppo capace di spunti di valore.
Temo che il nostro
Cafo, nella sua
eccellente disamina del penultimo disco degli
Hanging Garden, sia stato buon profeta: che sia davvero tempo di cambiare locale?
Hanging Garden - "
Into That Good Night"
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