Quello che accomuna artisti come Solefald, Ihsahn o Blut Aus Nord è il non sapere mai cosa aspettarsi da loro.
Lo stesso vale per
Thy Catafalque, la multiforme creatura di
Tamás Kátai.
Come suonerà il nuovo album?
Che strada avrà scelto il musicista ungherese?
Potremo inquadrare
"Naiv" in qualche genere preciso?
Tutte domande inutili.
L'unica cosa da fare è premere il tasto play e lasciare che la musica fluisca facendo la sua magia.
Si, magia, perché è davvero difficile spiegare in altra maniera la bellezza che viene fuori dall'incontro di sonorità tanto distanti tra loro da essere quasi dicotomiche.
Al di là dell'atmosfera in qualche modo "folk" che da sempre caratterizza la proposta di
Thy Catafalque, infatti, all'interno di
"Naiv" troverete di tutto, troverete una miscela di generi diversissimi che si "spiegano" solo in virtù della pulsione avantgarde che muove un album in grado di spaziare, in barba ad ogni regola scritta e non, dal metal ad ogni altra forma di espressione sonora che passi nella mente di
Tamás.
Oggi, a mio avviso più che in passato,
Thy Catafalque ha spinto molto sull'aspetto cinematografico della sua proposta nel senso che, in molte partiture del disco, sembra di ascoltare la colonna sonora di qualche film "impegnato" o sci-fi piuttosto che delle vere e proprie canzoni, così come appare chiaro che il metal estremo, sebbene presente e anche violento, sia diventato solo una piccola componente di un puzzle schizofrenico, libero da ogni costrizione, geniale nelle sue aperture armoniche dal sapore spaziale e raffinato per la meticolosa ricerca in fase di arrangiamento, elementi che si traducono in un album splendido e diverso da ogni cosa che gli sta intorno.
Non credo sia facile amare immediatamente
"Naiv" che, pur ispirato alla genuina semplicità della pittura naïf, risulta essere tutto tranne che semplice perché, ogni volta, ad ogni singolo passaggio, ricco di strati sonori diversi e di soluzioni completamente destabilizzanti e destrutturate (in superficie) che potranno farvi venire il mal di testa ma che, contemporaneamente, confermano, ancora una volta, la genialità di un artista non solo originalissimo, ma abilissimo nel mutare pelle pur rimanendo sempre fedele a se stesso ed al proprio credo musicale.
Cosa dire ancora?
"Naiv" non è un album per i duri e puri, e mai potrebbe esserlo.
Non è stato concepito per piacere a qualcuno in particolare e non potrà mai essere assimilato solo con pochi ascolti.
Probabilmente nemmeno tanti ascolti ce lo faranno capire completamente.
"Naiv", più di ogni altra cosa, è libertà, sperimentazione e folklore.
Poi, però, c'è tutto il resto.
Allora fate così: immaginate una tela completamente bianca ed immaginate di dipingerla con infinite tonalità di colore senza seguire una sola idea.
Questa è la musica di
Thy Catafalque e questo è quello che fa quest'album.
Un album che, secondo il mio umile parere, è l'ennesimo capolavoro di un artista straordinario.