Il Regno Unito in campo melodic death/thrash metal nel nuovo millennio ha partorito diverse band interessanti, con un gusto peculiare per melodie e tecnica; penso agli
Anterior ed agli
Engraved Disillusion ma soprattutto ai miei preferiti, i
Sylosis di
Josh Middleton.
Sebbene in tanti amici e "colleghi" ritengano "
Monolith" il lavoro di punta della band di Reading, i miei favori sono sempre stati per "
Dormant Heart", disco che ho trovato da subito in sintonia con i miei gusti.
Ricordo perfettamente perciò il disappunto con cui ad inizio 2016, giusto un anno dopo la sua pubblicazione, accolsi la notizia che i
Sylosis avevano deciso di prendersi una pausa proprio nel momento di maggior successo.
A posteriori è stato lo stesso chitarrista e principale songwriter della band (
Middleton appunto) a spiegare il motivo di questa sospensione:
"
Quando siamo andati in pausa fondamentalmente io mi sentivo come inscatolato in un certo tipo di musica. Avevo fissato così tante regole su cosa potevamo e non potevamo fare musicalmente che ho finito per rendere le cose sempre più difficili per me stesso; e così ho deciso di ripartire da capo, scrivendo ciò che volevo senza preoccuparmi se ciò coincidesse con ciò che significava l'idea di Sylosis, volevo sentirmi libero. Ed ho avuto un approccio verso la scrittura della musica decisamente diverso."
E "
Cycle Of Suffering", il nuovo full length appena pubbilcato da
Nuclear Blast, riflette alla perfezione questo cambiamento di approccio al songwriting; con una lineup stravolta per metà con gli ingressi di
Conor Marshall (basso) ed
Ali Richardson (batteria) la band ha realizzato quello che, a parere di chi vi parla, è il miglior disco della band.
Partiamo dal titolo per capire meglio: "
Cycle of Suffering" non ha necessariamente un'accezione negativa ma, al contrario, si riferisce al fatto che la sofferenza è e sarà sempre un fattore inevitabile nella vita di tutti e pertanto è inutile nascondersi o utilizzare mezzi di distrazione per evitarla; ogni tanto occorre fermarsi, riflettere ed accettare il dolore come parte integrante dell'esistenza.
Sono però i brani ovviamente la parte principale del disco ed è qui che i nostri fanno la differenza; le tracce sono 12 come nel precedente lavoro ma, laddove un difetto di "
Dormant Heart" era forse una certa prolissità, "
Cycle Of Suffering" si presenta come più asciutto riducendo di ben 9 minuti (59 contro 50) il running time complessivo.
Ancora una volta è
Josh che ci spiega il motivo:
"
So che noi siamo conosciuti per fare canzoni lunghe, stipando in esse parecchi riff ed intendiamoci, anch'io amo questo aspetto, ma questa volta ho voluto concentrarmi solo su piccole parti migliori. Penso che sia perchè la mia capacità di attenzione sia peggiorata con l'età che avanza e quindi se un brano dura oltre quatto minuti penso ‘Ok dai, chiudiamola e facciamola finita'"
Canzoni secche, tirate, senza troppi fronzoli, che vanno direttamente al cuore (ben 6 di esse durano meno di 4 minuti): "
Empty Prophets" l'opener, un brano granitico con un drumming preciso e quadrato unito a riff taglienti e bridges melodici, "
I Sever" splendida nel suo andamento in equilibrio tra death e thrash melodico ed il rallentamento improvviso nell'anthemico refrain, "
Shield" e le sue armonizzazioni di chitarra che preludono ad un ritornello che sfiora le clean vocals, "
Devils In Their Eyes" irresistibile e travolgente nelle strofe che assaltano all'arma bianca senza soluzione di continuità.
Il momento più esaltante emotivamente però arriva in chiusura di disco con "
Abandon", il brano più lungo del lotto con i suoi 6 minuti di durata, che mette in mostra un
Middleton a briglie sciolte nella realizzazione di una grandiosa e drammatica marcia funebre con passaggi acustici, assoli dal flavour progressive, alternanza tra harsh e clean vocals, tutto allo scopo di evocare malinconiche e struggenti ondate emotive in chi ascolta.
A supportare tutto questo lavoro una produzione eccellente che garantisce suoni moderni sì ma non artefatti, chiari ma non plasticosi o boombastici in maniera fastidiosa.
"
Cycle Of Suffering" è il modo migliore per dare il benvenuto al 2020, il mio consiglio ai lettori è di non lasciarselo sfuggire, la mia raccomandazione ai
Sylosis è di continuare su questa strada: attendo volentieri altri 4 anni se il risultato è di questa portata.
Essendo in periodo di scrutinio quadrimestrale non posso che esprimere un giudizio assolutamente positivo.
Sylosis - "
Cycle Of Suffering"(full album)