"
Age Of Heroes" è il secondo album per gli
Eregion (dall'universo immaginario di J.R.R. Tolkien), a cinque anni dall'uscita dell'esordio "Lord Of War" all'epoca autoprodotto. La formazione piemontese, che ora è supportata dalla sempre più intraprendente
Rockshot Records, non si schioda dalle scelte musicali e liriche che li hanno guidati sin dai loro primi passi: un Power Metal epico e battagliero, con delle sfumature folk (grazie all'inserimento del violino di
Letiziamaria Gatti), associato a tematiche altrettanto epiche e battagliere e fortemente ispirato a quello in auge nella seconda metà degli anni '90.
Lasciata scorrere via l'interlocutoria intro strumentale, è una briosa e powereggiante "
Wings of Eagle" a mostrare il volto migliore degli
Eregion, una canzone dal bel refrain (forse solo un po' troppo insistito) e un mood coinvolgente, che ci riporta proprio all'ondata Power cui "Glory to the Brave" aveva tirato la volata. Lo stesso approccio viene messo in atto nella seguente "
Jotunheim", dove il cantante
Mauro Colbacchini non riesce ad emergere quanto dovrebbe, un po' nascosto da quelle scelte in fase di registrazione e missaggio che danno maggiore spazio agli strumenti, e un po' anche per qualche difficoltà palesata dallo stesso cantante nel salire di tono e modulare la propria voce. "
The Stolen Hammer" ha marcate influenze Folk, che possono far pensare agli Elvenking (sfrondati della primeva componente Death) e, a completare il giudizio più che positivo che si sta già delineando dopo i primi brani, ecco che arriva l'ottima "
Ascalon (Siege and Demise)" che si incammina con delle riuscite partiture strumentali andando così a dare vita a un bell'esempio di Heavy Metal, ispirato dai campioni della N.W.O.B.H.M., articolato e dalle diverse sfaccettature, compreso l'evocativo passaggio cantato da
Letiziamaria Gatti (almeno credo) in chiusura. Dopo il Power più canonico (quello dei primi Hammerfall e con un pizzico dei già citati Elvenking) di "
Hands of Aesir" è il momento della discreta ballad "
Balder’s Bane", che riesce a non farsi bollare come troppo banale e melensa e che, anche per la presenza del guest
Fabio Privitera, mi porta a proprio a ripensare ai (mai abbastanza rimpianti) Bejelit, e questo è un punto a favore degli
Eregion. E un altro se lo intascano con le cavalcate teutoniche "
Hermod the Brave" (pur esagerando con gli "ho-ho-ho-ho"), "
New Order" (sulla sponda Gamma Ray) e "
O-Hey O-Ho" (più sul versante dei Running Wild e, per il taglio folkeggiante e danzereccio, degli Alestorm).
"
Age Of Heroes" e gli
Eregion sono così promossi a pieni voti, ma sarebbe bastato poco per eccellere: una resa sonora più nitida e brillante (la prova di
Andrea Muscarello ne esce un po' appiattita) e maggior coraggio nel cantato, con
Mauro Colbacchini che sembra limitarsi al compitino invece di provare a prendere il controllo delle varie canzoni e incidere come dovrebbe.
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