Fatta eccezione per Johhny Hallyday e qualche artista folk o progressive (Alan Stivell, gli Ange), il rock cantato in francese è difficilmente esportabile, destinato a rimanere patrimonio nazionale così come quello dei Trente, parigini arrivati al debutto dopo un cd autoprodotto (2004) e il supporto a White Lion, Mike Tramp e Tracie Hunter (figlia di Ian dei Mott The Hopple). Sospeso tra l'hard rock mai troppo heavy che strizza l'occhio al pop radiofonico, il country-blues dei Tesla che incontra i cori di "Hey Jude" ("Little legend", cantata però in francese) e le ballads dal feeling nostalgico (messe inspiegabilmente quasi tutte a fine disco), per quanto sia ben suonato e prodotto, malgrado il tentativo di inserire il controcanto in inglese (Lex Koritini, ex Green Collar in "Va au diable"), il disco non ci regala nessun sussulto o il benchè minimo accenno di originalità, ma apre però la strada del (seppur limitato al territorio transalpino e a qualche zona del Canada) successo a questa band già molto stimata in una patria che accoglie a colpi di sold-out gli "za-za- ra -za" di Paolo Conte, salvo poi rifiutare Ivan Basso al Tour de France perchè dopato e farlo vincere ad un americano che lo è ancor più di lui.
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