Nicola Denti ci presenta il suo ultimo album e già dal primo brano "
Day One" si intuisce lo spessore strutturale del lavoro; si inizia infatti con un pezzo dalle sembianze easy rock, molto orecchiabile e di facile ascolto nella prima parte, ma che si eleva nella seconda in un crescendo di virtuosismi ben eseguiti, curati nel dettaglio così da non lasciare nulla al caso.
La tensione armonica del disco sale già dal secondo brano intitolato "
Distorted Reality", con un riff iniziale potente e ben definito, accostato poco dopo ad un tema che fa sentire le sue influenze
satrianeggianti, di buon gusto e melodia, proseguendo con armonizzazioni di scale, plettrate alternate definite e taglienti, accompagnate da una sezione ritmica molto dominante.
Proseguendo in questo viaggio chitarristico, si respira in ogni brano lo stato d'animo dell'artista che sa donare all'ascoltatore tutte le sensazioni vissute durante la composizione dei brani.
Nella terza traccia "
The Project" ci scontriamo con un muro di sezioni ritmiche percussive imponenti e chitarre ritmiche low gain, avvolte da un tema meraviglioso, che confluisce in una serie di frasi legate ed incroci di minori melodiche le cui evoluzioni ascendono sino al finale del brano .
Inevitabilmente si arriva alla ballad del disco, immancabile in un lavoro del genere, ma attenzione, non lasciamoci ingannare dall'andamento del brano "
When All Seems Lost", che in apparenza risulta soft, ma ci lascia in bilico sulla sensazione che possa cambiare improvvisamente il suo mood.
L'introduzione dei synth, di cui si fa sfoggio in un solo notevole, si lega a dei fraseggi di tapping molto veloci che portano a chiudere con un solo perfetto per il contesto del brano.
Proseguendo arriva un exploit di plettrate a raffica dritte in faccia, che aprono il pezzo successivo "
Escape from Madness", altalenando tra melodie minori e arpeggi clean, per arrivare a saturazioni ritmiche più veloci e temi portanti incrociati da più melodie.
Dopo tutte queste esplosioni di melodie e riff, si tira il fiato con un pezzo acustico - "
By the River" - intriso di percussioni, chitarre rock/ blues, accordature aperte, ma l'atmosfera soft ha breve durata, visto che nel brano successivo "All Good Things" si torna alla dimensione elettrica tipica del disco.
Abbiamo quindi "
Awakening", un brano dalle armonie quasi pop, che lentamente vengono caricate da frasi ricche di melodie, tapping e string skipping, che rendono il pezzo più corposo e risolutivo per una chiusura del brano.
Le capacità tecnico-compositive dell'artista vengono ulteriormente evidenziate da un brano come "
Brain Charmer" davvero eclettico, caratterizzato da un crescendo di dinamiche e melodie che rendono il pezzo deciso, ma che nulla tolgono al tema principale, che risuona di tanto in tanto tra bending furiosi, plettrate, e batterie imponenti, che accompagnano quasi tutto il disco.
Di certo è la melodia il vero punto di forza dell'album, poiché anche nei momenti di virtuosismo, si percepisce la musicalità di ogni nota e tutti i temi del disco risultano ben evidenziati , nonostante incastri ritmici importanti.
Questo album è una perla che non può mancare agli amanti del genere strumentale, data la sua ricchezza dinamica e melodica che unita al virtuosismo tecnico, evidenzia le indubbie doti musicali del chitarrista.