E’ innegabile che questo 2020 non sia iniziato nel migliore dei modi (
oibò … anno bisesto, anno funesto?) e tuttavia almeno dal punto di vista musicale non ci si può proprio lamentare, con il podio della contesa melodica che rischia seriamente di essere completo fin dal mese di febbraio.
Dopo Revolution Saints e Waiting For Monday, tocca ai
The Night Flight Orchestra inserirsi con prepotenza tra le prime posizioni della classifica annuale dedicata al
Best Melodic Rock e sebbene per stabilire precisamente la graduatoria finale bisognerà ovviamente attendere ancora un po’ di tempo, valutando attentamente altri potenziali pretendenti al titolo (H.E.A.T. e One Desire, per esempio), scalzare i nostri dal pulpito del settore non sarà di certo un’impresa agevole.
“
Aeromantic” è, infatti, un altro fantasmagorico concentrato di appassionanti
anthems capaci di muoversi in perfetto equilibrio lungo l'insidiosa linea di demarcazione che scorre tra
AOR,
pop e
hard, aggiungendo all’eclettico impasto sonoro scampoli di
disco-music,
prog e
synth-wave, il tutto assemblato in una maniera talmente disinvolta ed efficace da far sembrare la cosa quasi “banale”.
Mescolare oggi, con innato temperamento, Boston, ELO, The Cars, Sweet, Toto, Steely Dan e Doobie Brothers, senza essere minimamente condizionati dal prestigio dei numi tutelari o incorrere in fastidiosi manierismi è operazione tutt’altro che facile e se gli svedesi riescono nell’intento e la loro musica emana riflessi cristallini di pura classe e d'imponente benessere emotivo è soprattutto grazie alla straordinaria intensità espressiva che riescono a infondere al loro magistrale
songwriting, pregno di una vocazione spontanea ormai pienamente conclamata, nonostante l’originale estrazione musicale (Soilwork, Arch Enemy, …) dei
leader del gruppo.
E allora non vi resta che affidarvi con fiducia ai cinquantanove minuti di “
Aeromantic”, per vedere svanire immediatamente turbamenti personali, timori di catastrofiche pandemie e di
default economici, sostituiti (temporaneamente,
ahimè ..) da caleidoscopiche bolle di note vaporose e inebrianti, persistenti nel comunicare una girandola di appaganti e variegate sensazioni positive (compreso appena un pizzico di “frivola” malinconia …), stagliate in tredici simulacri assolutamente privi di controindicazioni.
E così, omaggiando la natura unitaria dell’opera (non ci sono veri stacchi nel programma e la continuità è garantita anche da collegamenti effettistici o recitati), per questa volta non mi cimenterò in tentativi di esegesi singola dei brani, esortandovi semplicemente all’acquisizione e all’ascolto reiterato di “
Aeromantic”, un formidabile “antidoto” alle inquietudini quotidiane e a ogni forma di sedicente cattivo auspicio.
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