La
Argonauta aggiunge al suo corposo roster gli statunitensi
Shadow Witch, di Kingston, New York. Band attiva da circa un lustro, che pubblica ora il suo terzo full-lenght. Gente solida e muscolare, fautrice di uno stoner metal con vibrazioni southern sul genere Down, King Buffalo, Dirty Rig, Fire Down Below. I brani del disco possiedono buon tiro roccioso ed ampie dosi di quel groove torvo e machista che caratterizza da sempre questo filone musicale. Troviamo pezzi più tirati ed aggressivi ("
Spearfinger","
Wolf among the sheep") che pompano adrenalina e tonnellaggio rock ma restano comunque sempre pienamente accessibili a livello melodico, alternati a canzoni southern-stoner molto ritmate e piene di riff ed assoli turgidi ed heavy ("
Demon's hook","
6 x 6").
Assai convincente la prova del vocalist
Earl Lundy, il quale si esprime con tonalità potenti, virili e bluesy che mi hanno ricordato un Dan Kerzwick (Sixty Watt Shaman) più contenuto e meno incazzato. Alcuni episodi si caratterizzano in maniera leggermente diversa, vedi l'atmosfera cupa e sludgy di "
Witches of Aendor", lenta e sinistra ma con interessanti passaggi sferzanti, oppure la tesa e quasi sabbathiana "
Saint Magdalene" col suo andamento trascinante e bellicoso accoppiato a parti vocali di ottima efficacia melodica. In chiusura il pezzo più brillante, la lunga "
Fountain" che parte quasi come una stoner-ballad ipnotica per trasformarsi poi in una cavalcata melmosa grondante solismi chitarristici free-form dalle vibrazioni tossiche e psichedeliche. Ottimo modo per chiudere l'album.
La prova è ampiamente superata, un lavoro non sorprendente ma di buon livello per il suo genere. Gli
Shadow Witch si confermano una band da tenere d'occhio, perchè sono ad un passo dal definitivo salto di qualità.
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