Copertina 8

Info

Anno di uscita:2020
Durata:44 min.
Etichetta:Heavy Psych Sounds

Tracklist

  1. PARHELION
  2. IN THE DAWN LIGHT
  3. PLASMATIC IDOL
  4. HARIDWAR
  5. THE ESCAPE
  6. FAR BEHIND
  7. HEART OF STONE
  8. THE MIRROR HOUSE

Line up

  • Bazu: guitar, vocals
  • Saffo: organ, violin, vocals
  • Detrji: bass
  • Betta: drums

Voto medio utenti

"Giobia" in dialetto piemontese vuole dire semplicemente "giovedì", ma nella tradizione di alcune zone lombarde (Brianza, Altomilanese, Varesotto, Comasco) rappresenta una tradizione popolare dalle origini molto antiche. Nel mondo rurale esiste infatti la Festa della Giobia (o Giubiana), che prevede nel mese di gennaio (guardacaso l'ultimo giovedì) di bruciare un feticcio per esorcizzare le forze negative dell'inverno ed augurarsi un nuovo anno fecondo. Nella leggenda, la Giobia è anche una vecchia e sinistra strega che vive e si sposta sugli alberi, ma talvolta scende a terra per mangiare qualche bambino. Equivalente lombardo della piemontese "Masca".
Questa spiegazione etno-folkloristica serve ad introdurre una delle più brillanti ed originali formazioni dello scenario rock nazionale: i milanesi Giobia. Nati verso la metà degli anni '90, sono sicuramente uno dei più acclamati ed accreditati rappresentanti dell'interpretazione psichedelica e lisergica del rock, a livello di colleghi stranieri quali Vibravoid, Mars Red Sky, Assemble Head in Sunburst Sound, Tame Impala, The Black Angels, per citarne qualcuno. Non a caso, la masterizzazione dell'album è stata affidata a Brett Orrison, che aveva collaborato con la band texana di "Phospene dream".
Sottogenere di nicchia, senz'altro, ma di grande valenza onirica e trascendente, specie nella versione portata avanti dalla formazione lombarda. Questo "Plasmatic idol" è il quinto lavoro, che conferma le caratteristiche personali e peculiari del quartetto: un enorme trip acido, un viaggio contemporaneo nella psichedelia sessantiana, costituito da brani che vanno a formare un unico percorso musicale e di introspezione interiore. Tastiere che sembrano provenire dalla notte dei tempi, sviluppi ariosi, morbidi, con evidenti vibrazioni orientali, voci soffuse e cariche di echi narcotici, atmosfere dilatate e sognanti che evocano i Pink Floyd degli esordi.
L'impatto è costantemente dilatato ed avvolgente, vintage ed acid-oriented, talvolta con elementi quasi da colonna sonora dark-cinematografica anni '70 (una delle passioni dichiarate dal quartetto) come nella strumentale "Parhelion" che ricorda vagamente i Goblin, in altri frangenti prevale la componente più psych-rock con concessioni ad un groove lunare e magnetico ("In the dawn light","Far behind") che invita a lasciarsi andare ad una contemplazione quasi mistica e visionaria.
Ancora più soffice e spaziale "Haridwar" che ci trasporta in una dimensione Doors-iana fuori dal tempo, alla ricerca delle lontane radici di questo genere musicale.
Queste sintetiche descrizioni non rendono giustizia all'eccellente spettro di colorazioni utilizzate dai connazionali per generare le loro canzoni, un tocco raffinato e sensuale che sembra provenire da un lontano passato magico ma contiene anche richiami alla realtà contemporanea. Si tratta di un lavoro nel quale è necessario immergersi, chiudendo ogni contatto col mondo esterno, per gustare appieno l'arcobaleno di arabeschi strumentali racchiuso in questo viaggio psichedelico di pregiata fattura.
Senza dubbio un top album psych-rock, che difficilmente verrà eguagliato nell'anno in corso.

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Ultimi commenti dei lettori

Inserito il 13 mar 2020 alle 17:29

Complimenti stonerman Visti dal vivo 1 mese fa. Bello bello.

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