La Nuova Zelanda è terra di mare, sole, belle ragazze e spiagge assolate, ma non avrei mai detto che spirasse un vento gelido proveniente dalla Scandinavia.
Perché questa band black metal neozelandese, dopo due full, debutta con questo ep di poco più di venti minuti scarsi di musica per la prestigiosa label estrema francese
Osmose Productions.
C’è da dire che il quintetto dell’emisfero australe non propone nulla di nuovo; cinque brani che sono sulla falsariga del black metal puro di origine nordeuropea con stacchi in blast beats e produzione raw d’ordinanza.
Certo, l’originalità non è il piatto forte, ma la band in questi cinque brani fa vedere che conosce bene la materia come con la sporca, maligna e malsana opener “
Mass Graves” con lo screaming acidissimo e rabbioso e chitarre in tremolo.
“
What we leave behind” sembra tirare fuori un’anima epica con influenze alla
Immortal.
Brano cadenzato con inserti in blast beat, sfuriate e un’apertura melodica di stampo epicheggiante e drammatico.
“
Architects of extinction”, è puro black metal con sfuriate, chitarre in puro stile true norvegian black metal.
La marcia si fa anche cadenzata, con ancora quel sapore dal gusto degli ex demoni del gelo
Abbath e
Demonaz dei tempi belli e tempi tellurici con un solo adatto alla composizione, mentre il chorus entra prepotente e belluino.
Allora, nulla di nuovo sotto il sole, ma permettetemi il gioco di parole; la band è giovane e conosce bene le regole del gioco, gradirei forse un filino di personalità in più ma questo ep scorre via bene.
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