Il nuovo disco dei Disturbed appare provocatorio sin dalla copertina che ritrae un disegno frutto dell'accostamento dei simboli dell' ebraismo, del cristianesimo, dell'islam e satanismo. Sovrapporre icone spirituali in un unico disegno è una vera provocazione, in un tempo in cui appaiono inevitabili scontri di civiltà voluti dai signori della petrolio e delle armi, dai padroni dell'informazione e da politicanti-affaristi; ancora più rivoluzionario è forse cantare nel chorus del singolo, "Payer" , "Let me enlighten you, this is the way i pray", urlando che l'amore è la vera dimensione spirituale alla faccia di una società in cui i sentimenti vanno goduti, consumati e certo non difesi dalle difficoltà del quotidiano. Sono davvero lontani i tempi in cui la band, emersa fuori dal calderone nu-metal, aveva conquistato la notorietà con le sonorità elettro-metal di "The Sickness". I Disturbed hanno lasciato ad altri la fatica di sbranarsi per conquistare lo scettro di nuovi eroi della musica moderna, scegliendo la via più scomoda, quella che gli ha condotti ad un suono caldo ed immediato ed a canzoni forti di emozioni e spiritualità, scevre da orpelli sonori ed 'intelligenti' manipolazioni. Il chorus della iniziale "Prayer" è la prima sorpesa del disco, una linea melodica limpida che vive di echi lontani, mediorientali, gli stessi che si intrecciano al tribalismo ritmico di "Liberate" che, a dispetto della violenza profusa, è una vera canzone di pace. Con "Awaken" la band crea ambientazioni vicine ai primi Tool riletti in chiave crossover, evidenziando ancora una netta evoluzione musicale soprattutto per David Draiman e la sua voce assolutamente carismatica e ricca ormai di diversi timbri; testimonianza di questo è la titletrack, un mid-tempo cantato quasi sottovoce salvo poi un chorus di grande potenza in cui i Distrubed si avviciniano ad una sintesi perfetta di gothic e puro hard-rock. Stessa struttura sottende a "Remeber", ed in parte ai pezzi successivi pur se il break inferto con "Intoxication", Rise" e "Mistress" è ispessito da riff in puro stile Disturbed, intrecciati alle melodie tessute dalla voce di Draiman, sprattutto in "Mistress", in cui ll le normali dimensioni di un pezzo si sciolgono grazie ad un magistrale uso del...silenzio. Il riff sincopato di "Breathe" concretizza il momento più trascinarte e nero del disco, ancora i Tool che si insinuano sottotraccia in un genoma rock, che sembra non tradire il passato contaminato in "Devour" e "Bound". L'ultima e forse più contradditoria provocazione creata dai Disturbed è la splendida ballad per piano e chitarra "Darkness", senza alcun dubbio il momento più emozionante del disco, anche perchè inaspettato in cui la band scioglie la porpria essenza aprendo la porta per un futuro musicale ancora possibile di cambiamento. Grande disco, forse non era lecito aspettarsi una prova così matura da questa band. E' avvenuta, ne siamo davvero felici.
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