Quantomai attuale il
monicker scelto dalla compagine irlandese, la quale, tuttavia, non annovera affatto l’attualità tra i propri tratti distintivi, optando anzi per un
sound ancestrale, senza tempo, gloriosamente ancorato alle tradizioni.
Nel nuovo “
II”, come del resto nel
debut “
I” (ve l’aspettavate, nevvero?), il
doom si tinge di
epic, andando a tratteggiare paesaggi luttuosi e meditabondi screziati, di quando in quando, da improvvisi squarci -si senta l’immane porzione conclusiva di “
The Golden Bough”-.
Lungo simili coordinate si muove una creatura sonora pregna di rassegnata epicità, di senso di perdita, della dimessa eroicità propria di chi sa che è destinato a soccombere.
La struggente “
So They May Face the Rising Sun” è emblematica in tal senso, ma in generale l’intero
platter vi permetterà d’immergervi in un fosco catino d’infausti presagi e tragedia incombente, come peraltro molte altre gloriose realtà
metal provenienti dalla terra dei trifogli (
Primordial,
Celtachor,
Altar of Plagues,
Mourning Beloveth,
Dread Sovereign i primi a sovvenirmi).
I
Death the Leveller, che sfoggiano in
line up membri di
Cursed Earth e
Mael Mórdha (mi mancate, tornate tra noi!), dimostrano passione tangibile ed innegabile conoscenza della materia trattata. Nondimeno, ho motivo di ritenere che la prova di
Denis Dowling dietro il microfono sarà motivo di discordia: l’impostazione canora, stentorea e sofferta, risulta spettacolare in taluni frangenti, mentre in talaltri (complice anche una sovraesposizione a livello di produzione e
mixing) suona sforzata e sin troppo enfatica.
Al tempo stesso qualche asperità, a livello compositivo, la si percepisce ancora, benché occorra ricordare che scriviamo di una compagine fondata appena nel 2016.
Più luci che ombre, ad ogni modo, in casa
Death the Leveller, autori di un’opera dalla ragguardevole cifra artistica, tanto suggestiva quanto sincera.
Ennesimo plauso, quindi, alla
Cruz del Sur, infaticabile esploratrice del
doom underground di qualità: per i -sei o sette, ahimè- cultori di queste sonorità, una piccola chicca da scoprire senza fretta, ed una
band che potrà regalare soddisfazioni notevoli in futuro.
Sempre che, nel frattempo, non si ascenda tutti al viola altare della morte…
DEATH THE LEVELLERPoem by
James ShirleyThe glories of our blood and state
Are shadows, not substantial things;
There is no armour against fate;
Death lays his icy hand on kings:
Sceptre and crown
Must tumble down,
And in the dust be equal made
With the poor crooked scythe and spade.
Some men with swords may reap the field,
And plant fresh laurels where they kill;
But their strong nerves at last must yield—
They tame but one another still:
Early or late
They stoop to fate,
And must give up their murmuring breath
When they, pale captives, creep to death.
The garlands wither on your brow:
Then boast no more your mighty deeds;
Upon Death's purple altar now
See where the victor-victim bleeds.
Your heads must come
To the cold tomb:
Only the actions of the just
Smell sweet, and blossom in their dust.
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