Split cd tutto svedese tra due formazioni stoner emergenti, pubblicato dalla piccola etichetta locale Fuzzorama. Sei brani a testa per un'ora complessiva di musica, sufficente per farsi un'idea abbastanza precisa su queste novità scandinave.
Gli Asteroid propongono uno stoner-rock di tipo tradizionale ma fantasioso e coinvolgente. Devono qualcosa ai Kyuss ed alla scuola scandi-stoner, vedi i classici giri spessi e stordenti di "Supernova" e "Sim-sala-bim", ma hanno già maturato anche soluzioni di tipo personale. Ad esempio "Anagram" è un tema piuttosto complesso che ingloba elementi di rock progressivo, il trio lo elabora con tocco elegante inserendo una graziosa melodia acida che mi ha ricordato un po' i Mammoth Volume.
Gli svedesi coltivano anche componenti psichedeliche, si nota nella bella "Hexagon" dove intrecciano filamenti heavy e delicate sospensioni spaziali con ottima alternanza di atmosfere diverse, ed anche nell'incedere morbido e felino di "Walk alone", un'interessante lettura di psych-ballad dai toni liquidi.
Buono anche il finale "The big trip beyond", brano free-form dal tiro aggressivo nel quale si ripresentano le tracce di prog '70, pensato per lunghe improvvisazioni live ma qui smorzato dopo cinque minuti per ovvi motivi di spazio.
Reggono il confronto i Blowback, grazie ad uno stile meno irruento rispetto ai colleghi ma con caratteristiche altrettanto intriganti.
Anche loro comunque partono con un tributo allo stoner nordico dei Dozer come "Holy skies", poi però emerge l'interessante tendenza verso ombrose atmosfere dark-settantiane.
Sia "Autumn leaf" che "Fairys dance" sono brani potenti di matrice heavy-psych che il gruppo colora con le tinte scure del doom-rock Sabbathiano, mentre "Cosmic dust" arriva ad intrecciare toni languidi da ballata folk con rocciose accellerazioni ritmiche. Sebbene ci sia il sospetto dell'influenza dei Witchcraft, rimane un pezzo molto efficace ed originale.
Il momento più ambizioso dei Blowback è comunque "The arquitect", estesa cavalcata stoner dalle cadenze trascinanti nella quale si ritagliano spazio ariosi inserti psichedelici, altra canzone matura e di ottimo gusto. Curiosamente il quartetto chiude la sua prova con una delicata nenia acustica, senza infamia e senza lode.
Due formazioni sicuramente valide, preparate e pronte per lavori su lunga distanza, entrambe le loro proposte non sono innovative ma nemmeno scontate e banali. Dunque è un segnale di vitalità per lo stoner scandinavo, una scena che fin dall'inizio è stata il punto di riferimento per l'intero movimento europeo. Sappiamo che il genere si è frammentato in tanti rivoli diversi che procedono per la loro strada, che ha perso lo slancio di qualche anno fa ed è tornato alla giusta dimensione di nicchia per intenditori, ma siamo anche coscienti che non è svanito nel nulla come vuol far credere chi non lo ha mai sopportato. Anche questo split per soli amanti del genere è una prova dell'esistenza di forze nuove che continuano a produrre dell'ottimo stoner-rock.
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