Sono ormai cinque anni finiti che seguo le attività dei
MASTER BOOT RECORD, one man band romana formata da
Victor Love, già con i Dope Stars Inc., ed in questo seppur breve lasso di tempo la sua iperproduttività unità alla qualità del suo progetto ha fatto sì che il verbo, pardon il codice, dei MBR si diffondesse sempre di più, non solo tra gli utenti di Bandcamp, piattaforma dove anche io li ho conosciuti ed in cui dominano ad ogni loro uscita, ma anche tra gli addetti ai lavori, tanto che nel giro di pochi anni si è passati dalle autoproduzioni, alla piccola ma validissima etichetta finlandese
Blood Music, fino ad arrivare oggi alla storica e leggendaria
Metal Blade Records che pubblica il settimo album (in quattro anni o poco più) "
Floppy Disk Overdrive".
Il chiptune metal sintetizzato dei MBR sebbene si basi su schemi e soluzioni piuttosto rigide, quali la marzialità, il riferimento alla musica classica e l'ovvia dedizione totale al mondo dei computer e delle macchine, è comunque ricco di sfumature ed in ogni uscita emerge qualche caratteristica differente che lo distingue dai predecessori: a volte più solare ed aperta alla speranza, altre volte più incline ad una violenza quasi death metal, o ancora una sorta di robotic funeral metal, nelle parole di Victor Love il suo nuovo "Floppy Disk Overdrive" doveva riservare alcuni riferimenti più "happy", con tributi alla scena della Nwobhm o del vecchio thrash bay area style.
Nonostante un mese di ripetuti ascolti, e quando dico ripetuti intendo davvero ossessivi, considerando che "
Direct Memory Access" è stato il mio disco preferito del 2018 e "
C:\>CHKDSK /F" del 2016. con tutti gli altri che si sono piazzati altissimi in classifica, devo sinceramente ammettere che non solo non sono riuscito a cogliere queste sfumature, ma ritengo questo "Floppy Disk Overdrive" forse il disco più depressivo, cupo e malinconico di tutta la loro discografia.
"
Raggelante", così aprivo la recensione di "C:\>CHKDSK /F" ormai tanti anni fa, ed ancora mi trovo ad usare questo aggettivo di fronte alla magnificenza che subito mi si pone di fronte all'opener "
Ansi.sys", non solo uno dei brani migliori del disco ma dell'intera discografia, quasi epica nel suo incedere, prima di piombare nella confortante tristezza di "
Edit.com", con la sua decadente intro "pianistica" che mi sta rimbombando in testa di continuo in questi giorni alienanti che stiamo vivendo oggigiorno, prima di sforare quasi in territori industrial per uno dei brani dalla durata più lunga di tutta la storia dei MBR.
Come di consueto, il disco non presenta ne' cali ne' punti morti, ogni brano innalza il contenuto che porta con se', così come diventa ormai impossibile stabilire un ordine di gradimento delle varie release pubblicate, dato che sono tutte di estremo valore e che potrei metterle in loop continuo per ore ed ore, quasi ad accompagnare in maniera continuativa le mie ore lavorative, di svago, di produttività o di riposo in estrema naturalezza e simbiosi.
L'Inquietudine e la mestizia di "
Display.Sys", l'apocalittica "
Chkdsk.Exe", l'anthemica "
Dblspace.Exe" (trasformata in un inno rock farebbe esplodere le arene), la lunga suite finale "
Himem.Sys" rappresentano solo alcuni highlights di un ennesimo disco senza cedimenti, diverso dalla colata di energia racchiusa in "DMA" o dalle atmosfere più brillanti come nella famosa "
IRQ 0 System Clock", forse più vicino alla negatività di "
Io.Sys" e quindi di "C:\CHKDSK /F", ma che ancora una volta registra il trionfo delle macchine sull'uomo e della sintesi cibernetica sull'analisi umana.
Peraltro chi riesce a risolvere il solito enigma presente su ogni loro lavoro, potrà godere di uno (splendido) brano di 14 minuti di durata, che andrà ad arricchire ulteriormente un disco che farà la felicità di chi già conosce ed apprezza i Master Boot Record e che magari grazie alla spinta promozione della Metal Blade, chissà, riuscirà ad allargare ulteriormente i consensi.
100% Synthesized.
100% Dehumanized.