Gli inglesi
Intense tornano, dopo ben 9 anni di assenza, con un nuovo full-length, intitolato
Songs Of A Broken Future, titolo denso di oscuri presagi, e purtroppo, quanto mai tristemente azzeccato, considerando i giorni che stiamo vivendo attualmente, in concomitanza con l’uscita del disco.
La line-up della formazione britannica, guidata dal leader e fondatore
Sean Hetherington, è rimasta inalterata in tutto questo lasso tempo di tempo e questa (al giorno d’oggi rarissima) caratteristica spesso nel panorama musicale coincide con un innalzamento del livello qualitativo del prodotto finale, dunque sarebbe lecito aspettarsi dai nostri un passo in avanti rispetto al pur discreto The Shape Of Rage.
In realtà, il nuovo lavoro degli
Intense si discosta ben poco dal suo predecessore, si tratta di un album valido e pieno di ottime intenzioni che, a volte vengono concretizzate in maniera incisiva (è il caso di
Head Above Water o della successiva
Final Cry), in altre circostanze invece riescono solamente in parte, sfociando in tracce un pò piatte (l’iniziale
End Of Days ne è un esempio).
In ogni caso, ed è questo che molto spesso fa la differenza, non si può certo dire che la band non ci metta passione e sudore, i nostri credono fermamente nella propria musica, dando vita ad un sound aggressivo e drammatico, particolarmente sentito, che risulta tremendamente seducente, e che è fortemente debitore, in tantissimi riffs, di certe sonorità tipiche degli Iced Earth degli anni ’90. Tali influenze serpeggiano in quasi tutte le tracce del disco, ad esempio nelle massicce
I Agonise e
The Social Elite, passando per le sfuriate power
The Jester’s Smile,
The Tragedy Of Life o nella bellissima
Stand Or Fall (forse l’episodio migliore dell’album) e perfino nella semi-ballad
Until The Memories Fade che ricorda, nemmeno troppo vagamente, le atmosfere di Something Wicked This Way Comes.
Nella conclusiva
Children Of Tomorrow invece, i nostri tentano coraggiosamente di “mettersi in proprio”, ricercando un proprio stile compositivo più personale, tuttavia il risultato, cosi come per la opener, lascia un pò a desiderare, in quanto qualitativamente il pezzo è un pò carente, soprattutto sotto il profilo dell’intensità.
Songs Of A Broken Future è un bel lavoro, e su questo non ci piove, eppure, a voler proprio trovare il pelo nell’uovo, ed essere critici (o se preferite rompipalle), se ad esempio si paragona questo disco con il loro (ormai lontano) esordio del 2004 intitolato Second Sight, in cui gli
Intense osavano indubbiamente molto di più, dando alla luce un album fresco e piacevole, si ha quasi la sinistra sensazione che, finché la band rimane ancorata alle proprie certezze, é in grado di sfornare pezzi riusciti che appassionano ed emozionano ma, nel momento in cui, passatemi la metafora,
Sean e soci si staccano dal seno materno, dimostrano di non essere ancora in grado di camminare con le loro gambe, ed è un vero peccato, perché i presupposti per fare un ulteriore balzo in avanti a mio avviso ci sarebbero tutti, le doti tecniche e compositive non mancano di certo!
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