Seconda fatica in studio per questi semi-sconosciuti olandesi che rispondono al curioso monicker di
The Spirit Cabinet, nome tratto dal titolo di un romanzo di Paul Quarrington ,e che, dopo 5 anni di assenza, tornano sulla scena musicale con il nuovissimo
Bloodlines.
La proposta della band, la cui line-up negli anni è sempre rimasta invariata, è basata principalmente su un sound dark, dal ritmo ipnotico, che affonda le proprie radici nel doom più tradizionale, richiamando, ovviamente con le debite proporzioni, sonorità vicine a Candlemass o Cathedral, e tali caratteristiche sono particolarmente riscontrabili in tracce come
In Antique Vortex o
The Medium In The Mask, che hanno indubbiamente il loro oscuro fascino, anche se va detto, talvolta eccedono in quanto a prolissità, rischiando di risultare alquanto tediose, con refrains ripetuti in maniera quasi ossessiva.
Tuttavia, il pregio maggiore di questi ragazzi sta nella loro capacità, anche all’interno degli stessi brani già citati, di spezzare la monotonia, deviando improvvisamente l’andamento del pezzo verso strutture musicali nettamente più aggressive ed elaborate, in cui la sezione ritmica si fa più serrata, la voce strozzata e la chitarra ulteriormente distorta, dando luogo a brani, come l’arabeggiante
Satan The Healer o come la solida
Subtle Art Of Sleep Paralysis, che pescano a piene mani dalla tradizione, in particolare dalla ferocia dei Venom e dall’energia dei Motorhead, costanti fonti di ispirazione per la band, al pari delle già citate formazioni precedenti.
Insomma alla lunga, nonostante alcune composizioni non sempre convincenti, talvolta un pò confusionarie e, come già detto, oltremodo ripetitive, la mossa vincente dei
The Spirit Cabinet è proprio questa loro poliedricità, che permette loro, pur muovendosi sempre all’interno di un sound tipicamente heavy metal, di toccare diversi aspetti del genere, partendo fondamentalmente da melodie ed atmosfere decadenti dall’andamento regolare e ripetuto, per poi virare improvvisamente ed inaspettatamente verso lidi decisamente più violenti e dinamici in cui i nostri azzannano letteralmente il pezzo, conferendo alla loro musica quella sferzata di energia necessaria ad innalzarne il livello qualitativo.
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