Terzo lavoro per i romani
Beesus, consolidati in un trio dopo vari avvicendamenti nella line-up.
Francesco Pucci (chitarra, voce),
Emiliano Gianni (basso, voce),
Adriano Bartoccini (batteria, voce), ci guidano all'interno di uno scenario musicale che comprende molto stoner/desert rock, atmosfere psichedeliche e spaziali, ma anche vibrazioni oscure e scampoli di fuzz-sludge.
In effetti questo "
3eesus" si presenta come un disco viscerale, istintivo, dove la band cerca di esprimere con attitudine quasi "live" le proprie influenze stilistiche. I brani sono ben congegnati, intendiamoci, con passaggi strumentali complessi e di ottimo livello, ma si precepisce anche il desiderio di sperimentare, di lasciarsi catturare dalla libertà della jam-session, della struttura free-form. Compaiono parti vocali recitate, sonorità trasversali, stimolazioni psico-attive, come nella drug-song "
Gondwana" che odora dei fumi della marjiuana, ma anche in diversi altri passaggi del lavoro.
Lo stoner più colloso e magmatico lo scopriamo ad esempio nell'iniziale "
Reproach", ottima canzone potente e frastagliata, mentre la seguente "
Sand for lunch" preannuncia fin dal titolo l'atmosfera sabbiosa e lunare delle visioni desert-rock americane. Tiro ipnotico ed avvolgente, atmosfera da miraggi nel Mojave, malinconia e solitudine, però con una parte vocale un pò debole. Questo mi sembra il limite principale della formazione laziale, che sotto questo aspetto può crescere ulteriormente. Ad esempio puntando su un cantato più carismatico ed incisivo, che offra maggiore spinta e vigore alle canzoni.
Lo si nota anche in "
Suffering bastards", che convince più per il chitarrismo acido e lunare che per le vocals di tipo narco-melodiche. Meglio la sferragliante "
Sleng footloose", dove si alterna la voce pulita ad una più aggressiva, con largo spazio ad un tiro slabbrato e psycho-doom. Buono anche il ritornello, per una traccia decisamente positiva.
Anche le dilatate "
Flags on the sun" e "
Sacoph" sono tracce interessanti, molto psichedeliche. La prima con andamento morbido e vellutato, con un carattere "space rock" ed una forte vibrazione oscura, la seconda altrettanto lenta ma interamente strumentale e dal taglio più aspro e post-rock. Ottimo il lavoro chitarristico psycho-cosmico e l'atmosfera fumosa e jam-oriented, piena di echi lisergici.
Con questo lavoro i
Beesus trovano conferma delle loro qualità e potenzialità, a mio avviso ancora migliorabili. Si tratta anche di una conferma della validità dello scenario underground stoner/psych/alternative nazionale nel suo complesso, da supportare con convinzione.
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