Copertina 8

Info

Genere:Black Metal
Anno di uscita:2020
Durata:50 min.
Etichetta:Nuclear Blast Records

Tracklist

  1. ILMESTYS
  2. TYHJYYDEN SAKRAMENTTI
  3. UUSI TEKNOKRATIA
  4. OIKEAMIELISTEN SALI
  5. KUULEN ÄÄNIÄ MAAN ALTA
  6. TAIVAAN PORTTI

Line up

  • Ontto: bass, vocals
  • Korjak: drums
  • EviL: keyboards, organ, effects, percussion, vocals
  • Jun-His: vocals, guitars
  • Ikon: guitars

Voto medio utenti

Giunti al quinto album dopo un viaggio evolutivo emozionante che dura da ben undici anni, ecco tornare i finnici che ho incominciato a seguire dal terzo album.
Il mio incontro casuale avvenne nel negozio del mio caro amico Flavio ( you know who you are), lui mi fece scoprire questa band finnica straordinaria perché mi sapeva amante dei Pink Floyd barrettiani e rimasi esterrefatto completamente.
Da allora non li ho più lasciati; quando appresi che avevano firmato per la major Nuclear Blast ero fortemente curioso perché temevo un brusco ammorbidimento; mai previsione fu sbagliata perché la band ha una dote musicale e concettuale coerente.
Il titolo tradotto vuol dire “l’artiglio del Maestro”, ed ha un’idea seria incentrata sul potere che ha l’indottrinamento e la propaganda, non solo politica sulle persone.
La musica per farla breve, è come se a tavola si fossero seduti i Floyd con ancora Syd Barrett in formazione, e avessero coinvolto Steve Von Till dei Neurosis per dare vita alla loro versione del black metal.
L’opener del disco “Ilmestys” parte con lievi tocchi di piatto con arpeggi acustici circolari dissonanti e percussioni; sembra tutto tribale, una cerimonia dove le tastiere fanno da cuore che pulsa minaccioso e le vocals sembrano in secondo piano.
La base ritmica è lenta e ipnotica, il growl è acido e ricco di enfasi lenta; sul finale ecco scariche noise con l’impatto dei synth che si fa più forte insieme a rullate ritmiche di batteria e tastiere dai pattern electro in loop siderale.
Tyhjyyden sakramentti”, parte con un basso che è sinuoso come un serpente su una base ritmica in controtempo e tappeto di tastiere psych; l’aurea acida ed inquietante è accresciuta dalle chitarre che dipingono un quadro sonoro allucinato.
Il tutto poi deflagra in una potenza di riff con la base ritmica che aumenta di grado il ritmo e lo screaming a ferire il tessuto sonoro.
La melodia è presente ma distorta, manipolata da una corrente acida e riverberata; basta sentire il riff a spirale con i synth a creare un’atmosfera inospitale e spaziale al suo interno.
Oikeamielisten Sali”, ribadisce l’aspetto cerimoniale ed oscuro con un tappeto di percussioni, orchestrazioni e riffing in sottofondo a spirale, il basso è ben presente anche in questa composizione.
Il brano poi aumenta di velocità con controtempi prog deviati; i synth carpenteriani aumentano il grado rumoristico e colpiscono emotivamente fino all’entrata dello screaming con un sapore settantiano in sottotraccia.
Qua il progressive rock viene fuso alla perfezione con atmosfere estranee al nostro piano, un viaggio allucinatorio e acido.
La conclusiva “Taivaan portti”, si viene subito proiettati nel metal estremo con tempi serrati di batteria, riffing selvaggi e i synth freddi e inquietanti che dipingono scenari da brivido.
Lo screaming trattato è quasi un verso, un elemento che squarcia il tessuto onirico, psichedelico creato dai pattern ritmici in simbiosi di batteria, basso e tastiere.
Le chitarre recano marchi rumoristici ampliando il disagio e lo scuotimento emotivo creato dai nostri; il tutto va in un crescendo lisergico e spaziale.
Disco che conferma il percorso solido in senso artistico del combo finnico, ma soprattutto che ha una coerenza musicale invidiabile; se Kubrick fosse ancora vivo, certamente li avrebbe voluti come officianti sonori del suo estro, album non per tutti ma di una bellezza inquietante.

Recensione a cura di Matteo Mapelli

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