All'inizio il sibilo del vento: è inverno. Gelido.
Quel sibilo, poi, diventa la spina dorsale che percorre
"Im Wald" per tutta la sua imponente durata di oltre due ore, tracciandone le coordinate e definendone le atmosfere.
Paysage d'Hiver è tornato, dopo sette, lunghissimi, anni.
La sua musica, il suo glaciale distacco da ogni umana emozione, il suo candore quasi accecante, il suo essere "altro" rispetto a tutti e tutti, sono di nuovo tra noi comuni mortali.
E noi possiamo solo gioirne.
Tobias Möckl, per chi non ne avesse contezza, vive qui:
Basta guardare l'immagine, dunque, per capire da dove viene
Paysage d'Hiver e cosa rappresenta la sua musica.
Probabilmente il miglior progetto di Ambient Black Metal mai partorito dal ventre gravido del freddo, probabilmente il progetto che meglio di qualunque altro ha saputo esprimere l'inverno e tutte le sue suggestioni.
"Im Wald", come qualunque album dell'artista svizzero che lo ha preceduto, è pura alienazione invernale: le canzoni non sono vere e proprie canzoni, ma sono parti della tormenta di neve che, furiosa, si abbatte su di noi, una tormenta che non si ferma quasi mai e che quando lo fa, nei momenti più riflessivi, ci da modo di contemplare lo spettacolo maestoso delle montagne dalle cui stentoree vette il vento trae la sua forza e quell'urlo spietato che si confonde con quello degli strumenti.
"Im Wald" non è un semplice album di musica e mai potrebbe esserlo.
Esso è pura atmosfera.
Il suo incedere è purezza abbagliante, come quella della neve.
In un disco del genere ogni elemento è amalgamato perfettamente: il suono sporco, la voce che è l'eco del vento, il muro durissimo delle chitarre, la batteria appena percettibile, le poche, ma magistrali, partiture di tastiera, sono tutti pezzi di un unico puzzle che ci presentano davanti agli occhi l'immensità delle montagne e la furia iconoclasta di
Paysage D'Hiver, un artista solitario, un artista unico, un artista inimitabile.
Non cercate per quest'album di sviluppare analisi tecniche o di cercare punti di riferimento perché nel primo caso sarebbe inutile, e nel secondo non ne troverete:
"Im Wald" va solo ascoltato, ovviamente in cuffia, e va interiorizzato lentamente.
Solo in questa maniera si potrà entrare in sintonia con il suo spirito e le sue suggestioni, e solo in questa maniera si potrà perdere contatto con la realtà e sentirsi chiusi all'interno di una baita di montagna mentre fuori imperversa l'inverno, quello più duro e gelido.
Una volta terminato l'ascolto, si dovrà, quindi, aspettare la primavera per trovare un po' di tepore: prima, ovviamente, sarà solo ghiaccio.
Per quanto mi riguarda, do il bentornato ad un progetto straordinario e mi chino di fronte alla magniloquenza del suo nuovo album.
Ovviamente ben coperto sotto il piumone.
Disco Black Metal dell'anno senza nessun dubbio.