I norvegesi
VREDEHAMMER tornano sulla scena con questo nuovo lavoro “
VIPEROUS”, disco pieno di sorprese, riff taglienti, atmosfere black, synth moderni.
Con il primo brano “
Winds of Dysphoria” si percepisce la struttura e la portanza che ha il disco, l’introduzione con un syinth colpisce nel segno, creando un’atmosfera che ci porta ad attendere con ansia tutto lo sviluppo del brano.
Tra riff di chitarra violenti, potenti, eseguiti con una precisione magistrale, troviamo una voce che crea un muro di suono e si intreccia alla perfezione con la velocità ritmica del brano e con le atmosfere cupe che escono fuori al momento giusto.
Ascoltando questo lavoro, la violenza e la potenza sonora ti arrivano dritte in faccia, come un pugno sulla mascella, ne è la prova il secondo brano “
Aggressor” in cui troviamo una sezione ritmica compatta e ben scandita, una rarità in questo genere ricco di suoni distorti e drumming estremi.
Proseguendo sale il mood violento, ma sempre con il giusto equilibrio, mai noioso e scontato, anche perché spesso troviamo intramezzi melodici , accompagnati da queste tastiere con sonorità nuove e non artificiali.
In questo genere è molto difficile gestire le dinamiche, giacché l’uso dei suoni high gain rischia di appesantire la resa finale.
Ma i VREDEHAMMER riescono a farci ascoltare ogni minimo dettaglio e “
Suffocate all Light”, terzo brano del disco, ne è la prova: velocità, precisione, tecnica estrema, tutto ai massimi livelli.
Proseguendo con “
Viperous”, quarta traccia del disco, si sente la potenza ai massimi livelli, ogni nota viene piantata dritta in faccia come un pugno,
un mix di ritmiche che passano da velocità estreme a brusche frenate, mettendo in risalto le doti vocali del cantante, creando delle atmosfere black distruttive.
In questo brano troviamo un solo di chitarra armonizzato che va ad accentuare ancora di più la parte melodica.
Questo lavoro è un crescendo di sonorità forti, ben strutturate, e in “
Skinwalker”, che è il quinto brano, saliamo ancora di livello.
La velocità dei riff arriva dritta al punto, senza troppi fronzoli, scaricando sull'ascoltatore una dose massiccia di potenza sonora, sempre esaltata da questo arpeggiatore che accentua la sezione ritmica.
Le atmosfere in questo lavoro sono una parte portante del disco e danno costantemente una sensazione di suspense, come “
In Shadow”.
Questo sesto brano mette in risalto le doti tecniche ritmiche della chitarra, creando un muro di suono che prosegue per tutto il brano e non lascia spazio a nulla, se non ad una voce dura e tagliente, che cavalca l’onda strutturale alla perfezione.
Gli ultimi tre brani, “
Wounds”, “
Any place but Home” e
“From a Spark to a..”, portano ad una grande chiusura del disco.
Le atmosfere di tutto il disco restano comunque sempre estreme e difficili da domare.
L’ascolto di questo lavoro è stato veramente entusiasmante e gli amanti del genere gradiranno molto.
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