Dal rientro in formazione di
Mike Howe, i rinnovati
Metal Church stanno provando a garantire quella continuità discografica che in passato era talvolta mancata, andando praticamente a proporre delle uscite a cadenza annuale.
Infatti, dopo "XI" avevano impegnato il tempo con il (pessimo) disco dal vivo "Classic Live", e ora, a poco più di un anno da "Damned if You Do", danno alle stampe "
From the Vault", una raccolta piuttosto eterogenea, e se in altre edizioni troveranno posto anche pezzi dal vivo e/o un paio di remix di canzoni già presenti su "XI", nella tracklist che andiamo a scoprire scopriamo diversi inediti, tre cover, un paio di rifacimenti ed il recupero di alcune bonus track.
Si parte proprio con i brani incisi appositivamente per "
From the Vault", tre inediti più una nuova registrazione di "
Conductor", dal fin troppo spesso sottovalutato "Hanging in the Balance" (del 1993). A fargli compagnia ecco "
Dead on the Vine", "
For no Reason" e "
Above the Madness", che non solo riprendono il filo del discorso interrotto dopo l'ultimo parto discografico, sulle note di uno Speed & Thrash di qualità con un guitarwork affilato tanto quanto la voce di un
Mike Howe in grande spolvero, ma soprattutto lanciano segnali positivi, visto che recuperano in impatto e evidenziano passi avanti nel songwriting e nella resa sonora, forse grazie al contributo dietro al mixer di
Chris Collier, che ha collaborato, tra i tanti, con Flotsam and Jetsam, Riot V, Korn, Prong o Lynch Mob.
Seguono poi ben cinque episodi che già non avevano trovato spazio su "Damned if You Do", due sono degli strumentali ("
Insta Mental" e "
432hz"), e al più avrebbero potuto funzionare come intermezzi, mentre nessuna delle altre tre, "
Mind Thief", "
Tell Lie Vision" e "
False Flag", pare essere in grado di entusiasmare.
E' il momento delle cover, con tre episodi di Rock settantiano, che vengono trascinati oltre la soglia della Chiesa Metallica per risultati più che positivi, nel caso di "
Green Eyed Lady" (degli statunitensi Sugarloaf) o del traditional "
Black Betty" portato al successo dai Ram Jam (anche loro statunitensi), e direi eccellenti per "
Please Don't Judas Me", degli scozzesi Nazareth, con i
Metal Church che prendono il pieno possesso della canzone dandogli una nuova veste pur senza stravolgerla.
E, estremizzando, anche la seguente "
Fake Healer" potrebbe cadere nella categoria delle cover, dato che in questa rivisitazione c'è
Todd La Torre a duettare con
Howe. Niente di nuovo comunque, dato che questo stesso pezzo aveva già avuto il compito di chiudere il traballante "Classic Live". Un destino comune alle ultime tre canzoni, tutte con "trascorsi" da bonus track per le varie Limited Edition di "XI": una nuova versione di "
Badlands" (ancora dallo stupendo "Blessing in Disguise", 1989) e le inedite, all'epoca almeno, "
The Enemy Mind" e "
The Coward".
Su "
From the Vault" trovano posto quindi sia proposte nuove sia altre più datate, queste ultime magari riciclate, ma nel complesso non mancano motivi di interesse, soprattutto se apprezzate i
Metal Church e già ne sentite la mancanza, dato che ancora non si vede all'orizzonte il loro nuovo studio album.
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