La domanda sorge spontanea: riusciranno mai i nostri eroi
Valdrin, da qui a fine carriera, nell’impresa di sfoggiare un
artwork perlomeno accettabile?
Ai posteri l’ardua sentenza; ad oggi, ahimè, siamo a tre tentativi su tre andati (clamorosamente) a vuoto.
Per fortuna, il contenuto si è sinora dimostrato migliore del contenitore.
La compagine proveniente dall’Ohio, per chi non la conoscesse, si balocca da oltre un decennio con una forma piuttosto ortodossa di
blackened death metal melodico, che guarda con occhio zeppo di nostalgia alla scena scandinava di metà anni ’90 e non disdegna sporadiche incursioni in territori sinfonici -senza, tuttavia, mai esagerare-.
Se manca, quindi, l’effetto sorpresa, altrettanto non può dirsi di qualità, solidità, attitudine e perizia, caratteristiche ben presenti sia nel debut “
Beyond the Forest” che, soprattutto, nel successivo “
Two Carrion Talismans”.
Ed in “
Effigy of Nightmares”?
La linea di tendenza viene confermata, benché allo scrivente sia rimasto l’amarognolo retrogusto del disco riuscito solo a metà. Nulla d'intollerabile si annida nei solchi del dischetto in esame; al tempo stesso, tante piccole magagne concorrono ad una resa complessiva inferiore alle (mie) attese.
Ecco qualche spunto a titolo esemplificativo: se il disco dura appena mezz’ora, ed investi un quinto del minutaggio in
intro ed interludio, devi sincerarti che siano memorabili. Purtroppo così non è.
Mi sfuggono, inoltre, i criteri di compilazione della
tracklist: personalmente avrei scambiato l’ordine di apparizione tra l’articolata ed ambiziosa “
Exsanguination Tunnels” e la più ferale “
Red Burning Candles of Hatred”, così come non avrei accatastato i due brani migliori in chiusura.
Ancora: la produzione convince ma non conquista, mentre il
mastering denuncia qualche inciampo: o le tracce in mio possesso sono difettose, o l’album si conclude con un’elisione brusca al punto da risultare sospetta.
Minuzie a parte, l’impressione è che “
Effigy of Nightmares” non “sposti” granché a livello discografico, risultando in definitiva un capitolo sì positivo e con alcuni momenti davvero pregevoli, ma in alcun modo capace di permettere la svolta ai
Valdrin.
Decisiva, con ogni probabilità, sarà la quarta
release: o verrà compiuto il definitivo salto di qualità, o si rimarrà definitivamente impelagati nell’
aurea mediocritas [
benché non nel senso spregiativo che l’espressione ha erroneamente assunto oggidì] del sottobosco estremo.
Magari, giacché ci siamo, al prossimo giro dotiamoci anche di una copertina più accattivante…
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