Ho notato che negli ultimi tempi si è verificato un allargamento degli orizzonti musicali in Germania. Da quelle parti non emergono più soltanto formazioni legate all'ortodossia metal, per anni bandiera nazionale, ma anche nomi di nicchia appartenenti a svariate correnti di heavy rock. E' infatti saltato fuori un po' di tutto, psichedelici raffinati e stravaganti (Colour Haze, Rotor, Ugh!), rockers bizzarri e rockers buzzurri (Red Aim, V8 Wankers), mazzulatori stoner/sludge (Gorilla Monsoon), classici doomsters (Voodooshock) e così via fino ad arrivare a questi Eat the Gun, tipica band hard'n'roll frutto ibrido della sguaiata carnalità glam e della virile rudezza street. La formazione tedesca era pronta all'esordio da parecchio tempo, ma non è mai riuscita a trovare un accordo con qualche etichetta. Stando a loro per il totale rifiuto di piegarsi a compromessi commerciali, ma c'è anche la possibilità che il quartetto sia in possesso di un caratterino non dei più docili. Comunque sia, alla fine hanno trovato i mezzi per fondare una propria label e produrre il sospirato primo full-lenght. Tanta fatica, ma tutto sommato giustificata. "Cross your fingers" è un buon disco, nulla di trascendentale ma piacevole, scorrevole, ben fatto e discretamente vario. Un tuffo negli '80, quando il già invecchiato hard rock delle origini venne rinnovato da infiltrazioni di metal basilare. Così abbiamo un misto di riffoni granitici, mid-tempo poderosi, preponderante attitudine melodica, elementari cori da arena, qualche semi-ballad sentimentale, ed il resto dell'attrezzatura da manuale. Poi tutto viene ricoperto da un'atmosfera da party scatenato, si aggiungono forti scariche di energia ed un pizzico di ribellione giovanile, depurata della componente violenta e pericolosa. Piuttosto la si sostituisce con una vena di goliardici sottintesi sessuali, cominciando dall'ovvietà fallica di un nome come Eat the Gun (sic!). I modelli di riferimento sono i soliti delle centinaia di gruppi come questo e mi rifiuto di ripeterli. Sottolineo invece che i tedeschi hanno cercato un minimo di personalizzazione del loro sound, ottenendo sonorità molto attuali con vaghe similitudini verso il metal modernista. I brani sono tutti di livello discreto ed abbastanza freschi, con i picchi nel tiro roccioso di "I'm broken" e nell'immediatezza dei ritornelli delle varie "Life's a bitch", "Glorious time", "Big shot" e soprattutto l'incisiva "Red-light teaser". Tra gli slow il più efficace sembra "Slaves to freedom", buon lentone da classifica, mentre sparse per il disco compaiono le marcate citazioni degli immancabili Skid Row e Guns'n'Roses, debito inevitabile. In sostanza trovo positivo che in Germania stiano nascendo bands di questo tipo, tenuto conto che la proverbiale efficienza teutonica difficilmente genera prodotti di qualità scadente. In effetti gli Eat the Gun non sono eccezionali ma nemmeno da disprezzare, specie per chi ama il party-rock robusto e rumoroso, ed in teoria hanno ampi margini di miglioramento.
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