Dopo ben 12 anni di silenzio discografico, interrotti solo dall’ep dell’anno scorso, torna un gruppo simbolo del black sinfonico europeo.
I finlandesi
…And Oceans debuttano col nuovo quinto album della loro carriera per la label francese, un nuovo album che è un ritorno col botto.
Il sestetto scandinavo forte di una line-up rinnovata e soprattutto con il singer dei
Fintroll Mathias Lillmåns, sfodera l’artiglieria pesante anche concettualmente; il disco gira attorno all’idea del corpo umano che diviene fonte di energia per la natura in termini fisici e psicologici dopo la sua fisica dipartita.
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The dissolution of mind and matter” ci apre le porte sonore di questo nuovo album con un bel blast beats e chitarroni di puro black metal e un vocione in screaming.
Si sente un profumo di
Dimmu Borgir, quelli belli però, una chitarra drammatica è il filo conduttore nell’intermezzo; la sezione ritmica è unita e colpisce puntuale con rullate; le tastiere sono uno strumento cardine e fanno da tappeto atmosferico al tutto.
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Vigilance and atrophy”, è tellurica con la doppia cassa e i riffing che vanno all’unisono, sono sempre più convinto che questo album è pregno del miglior black sinfonico.
Mid tempo dal tiro drammatico ma con scatti veloci e chitarre serrate; c’è una netta influenza norvegese nell’uso delle melodie.
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Five of swords” è maligna e freddissima, solo gli scandinavi sanno concepire un tornado sonoro come questo.
Chitarre dai riff malsani, tastiere atmosferiche e uno screaming acido con una batteria veemente dai colpi decisi; l’intermezzo con la chitarra melodica e drammatica è veramente un gioiellino.
La titletrack viene aperta da brevi passaggi di piano ed effetti, per poi ecco arrivare l’assalto in blast beat di puro black metal melodico e urla di dolore rabbioso.
La composizione non cede di un millimetro dall’assalto intenso, freddo come il gelo artico di una tormenta di neve nera e la melodia con interventi prog è presente.
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Oscillator epitaph” è una cavalcata black metal con un tappeto maligno e atmosferico; la chitarra posta sullo sfondo è melodica ma appena può graffia con la batteria lasciata libera di distruggere.
Sembra di essere tornati alla felice stagione del genere nel 1996 per la capacità di replicare queste atmosfere.
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In abhorrence upon meadows”, è il seguito strumentale del brano precedente; il campo viene gestito con sapienza dalle tastiere che compongono melodie crepuscolari, con beats elettronici a simulare il fioco battito cardiaco ormai pronto a spegnersi.
La conclusiva “
The flickering lights”, ci assale con un brano dove il symphonic black metal trova il suo apice.
Qui gli strumenti e la voce vanno di pari passo con un incedere lento, ricco di pathos e melanconia; una conclusione degna di questo album dove un filo melodico di stampo triste e umbratile percorre tutte le undici tracce.
Cosa dire se non bentornati, un come back discografico così sfavillante nella sua coerenza stilistica per me personalmente è salutato con gioia; non per tutti vale il “
polvere eri, polvere ritornerai”, per questi finnici anzi è assolutamente il contrario.
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