SAR non è altro che l’acronimo di
Sergio Aravena Rivas, virtuoso chitarrista nato a Santiago e fondatore appunto di questa nuova band che, nei suoi piani, dovrebbe funzionare all'incirca come, a suo tempo, i Rising Force fecero con Malmsteen (ovviamente con le debite proporzioni) insomma, una sorta di “one man band”, per questo motivo ho ritenuto opportuno classificare tale lavoro all’interno della categoria “guitar hero” piuttosto che "heavy metal" o "power".
Il debutto della formazione cilena non lascia troppo spazio alla fantasia già dal titolo:
Neoclassical Instrumental Dark anticipando già prima dell’ascolto tutti i temi che verranno proposti in questo disco, che quindi sarà ovviamente neoclassico e strumentale, mentre la concezione di dark è piuttosto soggettiva e probabilmente va inquadrata in un ottica più power, considerando la matrice dei riffs e delle ritmiche dei brani che
Aravena ci propone.
Le varie tracce sono pesantemente infarcite di influenze riconducibili ai guitar heroes tradizionali, da Malmsteen a Michael Angelo Batio, da John Petrucci a Vinnie Moore, senza dimenticare ovviamente Joe Satriani e Steve Vai, fino ad arrivare ai chitarristi appartenenti ad epoche più recenti come Joe Stump ma soprattutto Gus G, con il quale personalmente ci vedo tantissime analogie nelle composizioni, si ascoltino pezzi come la opener
Corriendo en Circulos ,
Existencia ma soprattutto
Ocaso e la conclusiva
Alma Negra, dove la tecnica chitarristica tipicamente heavy-power sembra rifarsi fedelmente allo stile del musicista greco.
Accanto a tali episodi, vi sono poi brani molto più neoclassici, nell’accezione tradizionale del termine, come
Pesadilla Numero Dos e la cavalcata power
Silencio, ed in questi casi la memoria non può che andare al “maestro” Yngwie Malmsteen, da segnalare poi anche
Ausencia, forse l’apice del disco, una canzone caratterizzata da un andamento regolare ed una melodia dolce e malinconica al tempo stesso che, facendo leva sulla propria intensità emotiva, penetra nell’anima dell’ascoltatore.
A conti fatti, analizzando bene questa fatica dei
Sar, l’album è pieno di luci ed ombre; per carità, si lascia ascoltare ed è ben suonato, a livello di esecuzione non vi sono sbavature,
Sergio Aravena, si dimostra un musicista virtuoso ed abile, dotato di un’ottima tecnica, tuttavia pecca di personalità, dal punto di vista del song-writing, e non è cosa da poco purtroppo! Il disco è influenzato dai grandi del passato, in maniera oltremodo eccessiva, manca di una sua identità e rischia ingiustamente, considerando la qualità dei brani, di omologarsi ad uno dei tanti progetti analoghi, presenti attualmente in circolazione, cadendo tristemente nell'anonimato. Sotto questo aspetto
Aravena avrebbe probabilmente dovuto lavorare di più: si sarebbero potuti ad esempio, considerando le origini del musicista, inserire degli elementi folk latini all’interno delle (comunque discrete) composizioni musicali, ne avrebbe giovato indubbiamente il sound, che sarebbe risultato più fresco e soprattutto avrebbe avuto una sua personalità più marcata, scrollandosi di dosso l’eccessiva pesantezza delle suddette influenze.
Insomma, per dirla in maniera un pò cruda e forse esagerata, conoscendo anticipatamente la proposta del disco, c’è il concreto rischio che esso venga penalizzato dal seguente ragionamento, tanto elementare, quanto naturale, che qualunque potenziale ascoltatore potrebbe fare: se ho voglia di ascoltare del metal strumentale neoclassico, preferisco rifugiarmi nei soliti nomi, più freschi ed ispirati, piuttosto che in un progetto basato su un semplice e freddo “copia-incolla”! Tuttavia, va detto, nonostante queste pesanti ombre si abbattano come una spada di Damocle su
Neoclassical Instrumental Dark, il vero punto di forza del disco è rappresentato dalla bellezza delle sue composizioni musicali che, rimangono molto valide dall'inizio alla fine, quanto basta per salvaguardare la qualità del prodotto finito.