I norvegesi
Bismarck sono una di quelle formazioni che godono di ottima considerazione attraverso i gruppi social ed i siti specializzati nello stoner/doom/post-metal. Questo "
Oneiromancer", dal greco "oneiros" (sogno) e "manteia" (profezia, divinazione), è il loro secondo full-length in un lustro di esistenza. Il quintetto di Bergen propone sostanzialmente un cupo e monolitico sludge/noise doom, ma è una definizione riduttiva perchè la loro formula risulta molto più complessa ed aperta a diverse influenze, talvolta anche spiazzanti. Un caso emblematico è la traccia introduttiva del lavoro, una sorta di mantra sciamanico con spettacolari richiami al folklore arabo e medio-orientale. Il parallelismo più evidente è con il narco-sound degli Om, ma con l'aggiunta di vocals da muezzin sul minareto, percussioni etniche e qualche scampolo noise. Grande atmosfera ipnotica che introduce il panzer sludge della title-track. Riff e ritmiche elefantiache, voce brutale ed aperture psycho-post-metal, per nove minuti di intensità magnetica ed artifizi creativi. Una band che non teme la sperimentazione e l'articolazione del songwriting. In certi passaggi pare di sentire i Weedeater incazzati, in altri i Pink Floyd drogati ed allucinati. Tutto elaborato insieme con elegante fluidità. Davvero impressionante.
"
The seer" è uno stoner-doom tetro e massiccio, più tradizionale con i suoi rallentamenti paludosi e mefitici. Tiro greve, atmosfera brutale e feroce, sonorità ribassate e vocals urticanti. Buono, ma simile a tanti altri. Più brillante "
Hara", che comincia lentissima e quasi impalpabile, trasognata, lisergica, per poi esplodere in una forma ultra-heavy alla Neurosis/Ramesses/Eyehategod con vocals orchesche death metal. Asfissiante ed oppressiva come il giorno dell'Apocalisse, roba per palati forti abituati agli stili estremi. La conclusiva "
Khthon" ripresenta gli elementi psichedelici-progressivi, con una prima parte melodico-ambientale di ottima fattura, come una placida onda letargica che avvolge in un bozzolo di sconforto e disperazione. Successivamente il brano cresce di potenza, sfiorando quasi il noise-drone di gente come Sunn 0))) o Moss.
Disco imponente, ma non per tutti. Quella scandinava non è formazione che scende a compromessi, il loro stile risulta ostico e pesante, a tratti spietato nella sua indole pachidermica, in altri momenti rarefatto e sperimentale come una band visionaria. Per gli amanti del genere, comunque, i
Bismarck sono assolutamente da conoscere ed apprezzare.
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