Ted Nugent, uno dei chitarristi più geniali di tutti i tempi, un mito, un personaggio unico, autore di album di hard rock magistrale ed eccentrico quali "Cat Scratch Fewer" e "Free for All", e di un disco dannatamente heavy metal come "Weekend Warriors" (1978). Auto-ironico, strampalato e bislacco, il buon vecchio Ted nella storia è arrivato prima di tutti, con motti quali "If it's too loud, you're too old" ed atteggiamenti che farebbero impallidire anche la compagine capitanata da Joey de Maio. Questo "Craveman", con un titolo che è tutto un programma come da sempre anche le copertine, mi arriva nelle mani dopo una lunga e spasmodica attesa; Ted per me, come per ogni chitarrista che lo ami davvero, rappresenta qualcosa di più di un musicista: è un'icona, il simbolo di un modo di vivere e di intendere il rock, di suonare la sei-corde. Niente desertici virtuosismi, niente valanghe di note a mo' di esercizio scolastico (qualcuno ha detto Malmsteen?), niente sfilze di pedalini, effettini vari: solo una vecchia chitarra, uno scatolone valvolare da mezza tonnellata e tanta passione; di quella vera. Veniamo però al disco vero e proprio: questo tanto bramato "Craveman" mi ha spiazzato completamente dopo l'ascolto della prima traccia, "Klstrphnky", che esordisce come di consueto in stile guascone per poi trasformasi però in una song rocciosa a tratti più moderna di quello a cui Ted ci aveva abituato nel passato. Le cose cambiano subito ed ecco già dalla ottima "Crave" riconoscere l'orso di sempre, che questa volta si permette anche un'auto-citazione (meritata) in "I Won't go Away". I cinquantasei minuti di questo "Craveman" passano tra grandi riffs dalle tinte spesso blueseggianti e songs ottime quali "Rawdogs & Warhogs" o la trascinante "Damned If Ya Do", ma non possono (e non devono) mancare le smargiassate e le bizzarrie che tutti si aspettano. Ecco quindi una spettacolare "Pussywhipped" nella quale il trio a gran voce ci accusa di essere tutti dei "pussywhipped" (a voi la traduzione) e di non volerlo ammettere!! Tra brani scoppiettanti e sostenuti quali "Change my Sex" e toccanti momenti strumentali quali "Earthtones", Ted ritorna ad essere "like a grizzly bear on a rampage, a firestorm in your face" come ai fasti della propria carriera. Unico ed inimitabile, il capitan Fracassa del rock "made in USA" diverte, incanta, convince e, soprattutto, lasciatemelo dire, spacca ancora oggi il culo a tutti quanti, dal primo all'ultimo messi in fila. Insomma, questo "Craveman" è da avere: se siete patiti quanto me dell'uomo primitivo di Detroit non potrete che amarlo alla follia. Le nuove leve che invece non conoscono questa vecchia volpe del hard n' heavy devono assolutamente colmare le proprie lacune puntando ai grandi capolavori del passato, ma anche a questo "Craveman", che per quanto classico e retrospettivo, resta al passo con i tempi e profondamente avvincente anche per la nuova generazione. In ogni caso fatelo vostro, mettetelo nel lettore e alzate il volume a manetta. "Godbless the spirit of the Wild. In the Wind he's still alive".
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